Capitolo 16

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Giorgio's POV

Un coglione.

Sono solo un emerito coglione.

Perché per una cazzata del genere mi ero arrabbiato così tanto?

Ero geloso, solo questo puó spiegarlo.

Odio esserlo, significa che ogni momento della tua giornata é occupato da pensieri e domande come 'Sarà con un altro?', 'Si diverte più con lui che con me?', 'Non deve andarle dietro nessuno.'; e la cosa non mi rallegrava affatto.

Dovevo trovare un pretesto per farla andare in terrazza, così avrei potuto scusarmi per tutta la confusione che avevo probabilmente creato nella sua testa.

Cristian era in piedi davanti alla porta e si stava mettendo la giacca, pronto per uscire.

Cristian: "Gio, noi usciamo... vieni pure tu?"

Io: "No, sto qua."

Cristian: "Okay... dato che dalla tua espressione posso intendere che é successo qualcosa con Elena, lei probabilmente starà col suo migliore amico questo pomeriggio, non lo vede da quando é iniziata la scuola e oggi é venuto a trovarla."

Lo guardai con un'espressione stranita, non capendo il filo logico che collegava il suo discorso.

Cristian: "Nel senso, se le vuoi parlare fallo stasera."

Io: "Oh okay, ci vediamo dopo allora."

Lui uscì e io entrai nella doccia.

Perché dovevo sempre complicarmi la vita?

Mentre mi insaponavo i capelli una lacrima mi rigó la guancia.

Mi ero ripromesso che non avrei mai più pianto per una ragazza, eppure eccomi qua a dimostrarmi ancora debole.

Appoggiai la testa al muro e le lacrime cominciarono a scendere più veloci.

Io ero forte.

Ero forte e non mi sarei più fatto mettere i piedi in testa da nessuno.

Mai più.

Elena's POV

Giorgio non arrivava più.

Dove era finito?

Forse aveva deciso che sarebbe stato meglio non parlarmi, ma avrebbe dovuto almeno avvertitrmi.

Mentre mi facevo tutte queste paranoie lo vidi uscire dalla porta.

Aveva il ciuffo leggermente più basso e disordinato del solito, aveva indosso solo dei semplici pantaloni della tuta con una felpa e camminava a testa bassa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Ogni giorno diventava sempre più bello e mi piaceva sempre di più.

Mi alzai e quando mi notó, puntò i suoi occhi nei miei.

Quegli occhi grigi che parlavano da soli.

Giorgio: "Ehm... scusa per essermi arrabbiato stamattina. Non so perché é successo, so solo che mi sento fottutamente geloso e coglione."

Aveva ammesso di essere geloso?

Io: "G-geloso?"

Giorgio: "Si geloso, perché ora ti ho trovata e non intendo lasciarti andare così facilmente... sei diventata importante per me Elena."

Ero importante per lui.

Giorgio: "Io... spero di essere lo stesso per te..."

Io: "Certo... sei importante più di quanto tu creda."

Aveva veramente avuto il coraggio di dirglielo?

Dopo che pronunciai quella frase lui si avvicinó, mi mise le mani intorno alla vita e mi abbracció, io gli legai le braccia intorno al collo per ricambiare il suo gesto.

Giorgio: "Ti voglio bene."

Io: "Pure io Giogio."

Giorgio: "Smettila di chiamarmi così o non te ne voglio più eh ahah"

Io: "D'accordo, d'accordo ahah"

Allentó un po' l'abbraccio, mi guardó negli occhi e mi accarezzò la guancia.

Giorgio: "Com'è andata oggi pomeriggio con il tuo migliore amico?"

Come fa a sapere che ero con Christian? Forse era meglio non chiederglielo.

Io: "Oh, bene... tu sei uscito con gli altri?"

Giorgio: "No, sono rimasto in camera, avevo bisogno di un po' di tranquillità."

Magari stava decidendo se scusarsi per essersi arrabbiato o far finta che la sua incazzatura fosse giusta. Ha evidentemente scelto la prima.

Io: "Ehm...adesso che si fa?"

Giorgio: "Penso che prima di tutto tu debba mettere Elisa, poi boh, parliamo ahah"

Presi il cellulare e partì Stay.

Mentre io cantavo lui mi trascinò in un ballo... di "coppia", se si poteva definire tale.

Alla fine della canzone mi trascinò in un abbraccio e mi bació la guancia.

Stare tra le sue braccia era la sensazione più bella che potessi mai provare.

Giorgio: "Ti prego, non essere come tutti gli altri e non abbandonarmi, almeno tu. Lo so che a volte sembro stronzo e rispondo male ma é tutta colpa del mio passato, lo sai che non mi fido delle persone... se caso mai non mi comporteró bene con te... cerca solo di farti spiegare cosa ho. Solo questo devi fare."

Mi sussurò tutto nell'orecchio, quasi come se non volesse farsi sentire da nessuno, anche se non c'era neanche l'ombra di qualcuno in terrazza.

Io: "Io mi fido delle persone... ma faccio fatica ad espriemere i miei sentimenti. Quindi quanto ti dico un semplice 'ti voglio bene' sappi che te ne voglio molto di più. E comunque, non preoccuparti, resto."

Mi fissó negli occhi e mi prese il viso tra le mani.

Giorgio: "Ti voglio bene. Tanto."

E mi bació la fronte.

Vidi uscire Alessia dalla porta.

Cosa ci faceva qui?

Alessia: "Ehm... interrompo qualcosa?"

Mi staccai dall'abbraccio e andai a stoppare la musica per risponderle.

Io: "No... ti serve qualcosa?"

Alessia: "Devo dirti una cosa... hai tempo?"

Io: "Si, vai che io ti raggiungo."

Rientrò nel residence, chissà cosa voleva dirmi.

Io: "Va beh, vado io. Ti voglio bene Giogio."

Gli scoccai un bacio sulla gancia e lui mi guardó storto, con gli angoli della bocca piegati all'insù.

Gli dava fastidio quel nomignolo, ma in fondo amava farsi chiamare così.

Giorgio: "Devo trovare un fottutissimo nomignolo o soprannome da darti perché sta cosa che c'è l'ho solo io non mi piace affatto ahah. Ti voglio bene pure io."

Lo lascai in terrazza e andai in camera mia.

Non sapevo cosa voleva Alessia, aveva un'espressione abbastanza allarmanta, speravo che non fosse successo niente.

E ruberò per te la luna. || Giorgio Albanese ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora