17. Not you again, please

1K 41 15
                                    


you'll chance your name or change your mind,
and leave this fucked up place behind.

Dopo venti minuti buoni di viaggio, arrivai finalmente davanti al portone di casa.
Solo dopo essermi fermata di scatto riuscii a percepire nel mio corpo un mix di emozioni che non riuscivo più a gestire.

"Sei sicura di voler tornare a casa?" Domandò Kie poggiando una mano sulla mia spalla.
"Sì tranquilla." La rassicurai mostrandole un finto sorriso.
"Ora che ci ripenso...cos'era quella scenata di gelosia mh?" Domandò cercando di sdrammatizzare.
"In effetti ho esagerato un bel po'."

A tale affermazione scoppiammo a ridere entrambi.
"Adesso che sicuramente si è pentito non ti darà tregua, lo sai vero?"
"Lo so, ma non posso dargliela vinta." Puntualizzai incrociando le braccia al petto.
Kiara sorrise.
"Allora...ci vediamo domani?"
"A domani." Dissi avvolgendo le braccia intorno alla sua vita per abbracciarla.

Una volta entrata in casa, salutai mia madre di sfuggita per poi entrare in camera mia e fiondarmi sul letto.
"Questa camera mi fa pensare troppo." Borbottai fra me e me cominciando a fissare il vuoto.
La notte e la malinconia formano una coppietta perfetta. Se poi alle due si unisce l'insonnia, non resta che rassegnarsi a una lunga notte di merda.

La mattina dopo mi svegliai abbastanza tranquilla. C'era una bellissima giornata, e i raggi del sole penetravano lievi all'interno della mia stanza.
Dopo essermi stiracchiata per bene, mi intrufolai dentro l'armadio per cercare qualcosa di pulito da mettermi.
"Buongiorn-" Mi bloccai di scatto in mezzo alle scale.
"Cosa cazzo..." Continuai mostrando un'espressione abbastanza confusa.
"Che cazzo ci fai tu qui?!" Urlai avvicinandomi a mio padre.

Mentre quello che una volta chiamavo "papà" cercava di parlare, notai la testa di mia madre fare capolino dal salotto.
"Sono uscito di galera circa tre giorni fa, e visto che Luke Maybank conosce il posto...mi ha detto che vi siete trasferite qua." Ridacchiò cominciando a giocherellare con il suo coltellino tascabile.
"E poi, vi ho visto in centrale." Puntualizzò puntandolo contro di me.
"Luke Maybank..." Rimuginai cominciando a torturarmi le dita per l'ansia.

"Non puoi piombare così di punto in bianco facendo finta che niente di tutto questo sia successo! Ci hai rovinato la vita cazzo!" Urlai spingendolo via.
"Mamma, fallo uscire ti prego." La supplicai cominciando a singhiozzare.
"Va via." Ordinai lanciandogli un occhiataccia.
"E non ti azzardare a tornare." Puntualizzai.
"È così che si saluta dopo tanti anni Ellie?" Borbottò avvicinandosi a me.

"Non avvicinarti a lei." Disse mia madre parandosi verso di me.
"Oh certo, adesso la difendi?"
"Sono seria." Divulgò decisa tirando fuori dalla tasca dei jeans un piccolo coltellino svizzero.
"Mamma ti prego." Piagnucolai con le gambe tremanti notando il coltello.
"Vai."
"Fammi almeno salutare mia figlia."

Mia madre fece segno di "no" con la testa.
Non le diedi ascolto, le presi il coltellino dalle mani e mi approssimai lentamente verso mio padre.
I suoi occhi chiari diventavano sempre più scuri ogni volta che facevo un passo verso di lui. Più che mi ci perdevo dentro, più intravedevo quelle brutte immagini.

"Ci hai rovinati Ellie." Disse accennando un sorrisetto per poi tirarmi uno schiaffo in pieno volto. Mia madre sobbalzò portandosi le mani alla bocca per lo spavento.
Prima che lei potesse tirarmi via, riuscii a portare il coltellino vicino la sua guancia per ferirlo.
Si toccò lentamente il taglio scorgendo il suo sangue scorrere sulle sue dita. Accennò solamente una piccola smorfia di dolore.
"Vaffanculo stronzo!" Urlai fra le braccia di mia madre.
"Buona giornata." Disse uscendo di casa.
Tirai un sospiro di sollievo.

L'inferno era finalmente finito, ma solo per adesso suppongo.

Mentre piangevo fra le braccia di mia madre, il telefono cominciò a squillare ininterrottamente.
"Vai dai tuoi amici, ti servirebbe proprio una bella boccata d'aria." Sorrise mia madre accarezzandomi lentamente il viso.
"Ti ha fatto male?"
"Un po'..." Singhiozzai.
"L'importante è che adesso se ne sia andato." Disse continuando a consolarmi.

Ci alzammo in piedi per poi rifinire nuovamente una fra le braccia dell'altra.
"Adesso io vado." Annunciai mostrando uno dei miei sorrisi più sinceri.
"Dormi fuori?" Domandò.
"Non so, prometto che ti faccio sapere."
"Va bene tesoro." Disse baciandomi la fronte.

A passo svelto mi avvicinai alla porta con lo zainetto sulle spalle.
Presi un grande e profondo respiro e cominciai ad incamminarmi verso lo chateau.

"Ellie!" Urlò il biondino venendomi incontro.
"JJ non è il momento, sono abbastanza fuori di testa in questo momento." Dichiarai.
"Cosa è successo? Ti prego, con me puoi parlare..."
"El ei!" Urlò John b abbracciandomi. Ovviamente ricambiai facendo sprofondare la testa nel suo petto per la smisurata differenza di altezza.

JJ non ci pensò due volte a tirare un calcio deciso ad un ramoscello trovato per terra.
"JJ ma che cazzo?" Domandò John b staccandosi lentamente da me.
"Sono stanco Ellie! Perché non vuoi parlarmi?!" Gridò aprendo le braccia.
"Abbiamo sbagliato entrambi, ed io ero fottutamente geloso ok?" Annunciò avvicinandosi a passo lento verso di me.
"Ero strafatto" Si giustificò.

"Emh...vi lascio da soli ragazzi. Vado a preparare il pranzo. Fra poco dovrebbero arrivare Kie e Pope."
John b sparì all'interno dello chateau, facendo piombare un silenzio abbastanza imbarazzante.
"Ti prego Ellie..."
"Tuo padre." Riposi seria puntandogli il dito contro.
"Ha spinto mio padre a casa mia!"
"Aspetta, tuo padre?" Ammiccò un'espressione abbastanza confusa.
"Gli ha detto dove io e mia madre abitiamo." Lui rimase senza parole. Provò a dire qualcosa ma il suo sguardo cadde proprio sul mio zigomo destro.

"Che cos'è questo?" Domandò provando a spostarmi una ciocca di capelli.
"Non toccare, non è niente." Risposi secca.
"Ti ha picchiata."
"Non mi ha picchiata." Dissi guardandolo dritta negli occhi cercando di non piangere.

JJ mi prese una mano trascinandomi verso una di quelle sdraie posizionate davanti alla vasca idromassaggio.
"Lasciami, ti prego." Provai a dire cercando di lasciare andare la sua mano.
Il biondino si mise seduto cercando di far sedere anche me.
Cominciai a dimenarmi e ad urlare.
"È tutta colpa di quel mostro di tuo padre!" Strillai in preda al panico, ma JJ non ne voleva sapere di lasciare la presa.

Ormai le mie guance erano stracolme di lacrime ed il biondino lo notò per la mia voce abbastanza rotta e spezzata. Mi prese con forza facendomi sdraiare di fronte a lui, abbracciandomi.
"Lasciami...ti prego." Balbettai con quella poca voce che mi era rimasta.
"Shh va tutto bene." Bisbigliò accarezzandomi lentamente i capelli.
Ormai sfinita, appoggiai la testa sul suo petto cominciando a seguire i battiti cardiaci del suo cuore, riuscendo a calmarmi.
"Sei al sicuro." Continuava a ripetere mentre mi teneva stretta al suo petto.



NON SO COSA DIRE, POTETE BENISSIMO SFOGARVI NEI COMMENTI!
Scusatemi ancora per il ritardo, spero vi piaccia❣️

Nothing is lost // JJ Maybank ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora