03

690 17 0
                                    

Dopo la scoperta di Alina cercai in tutti i modi di raggiungere Kirigan per parlargli, ma fui bloccata dai Grisha che mi dissero che dovevamo andarcene da lì.

Per quanto fossimo al sicuro con il primo esercito, la luce che aveva evocato Alina era stata vista a migliaia di kilometri, e purtroppo a Ravka erano presenti troppi persone che l'avrebbero voluta morta. Non perché non volessero la distruzione della Faglia, ma semplicemente non a tutti andava bene il potere che i Grisha avevano, dato che eravamo temuti dalle persone normali.

Anche se prima dell'esistenza della Faglia le cose erano molto diverse, e essere un essere con qualsiasi tipi di poteri ti condannava a morte certa, a volte mi soffermavo a pensare cosa sarebbe successo se fosse stata distrutta...le cose sarebbero davvero andate meglio come tutti credevano?

«Lui è Fedyor.» Disse Ivan presentando l'uomo di fianco a lui.

Eravamo state portate in fretta alla prima carrozza e messe sopra verso il Piccolo Palazzo. Era pericoloso per questo erano presenti diversi Grisha con noi, in caso le cose si fossero messe male.
Alina era seduta di fianco a me, gli era stata messa a dosso una Kefta per proteggerla, ma sembrava ancora scossa da tutto.

«Piacere di conoscerti.» Rispose Fedyor sorridendo, era un mio caro amico lo conoscevo da sempre. «Quella si chiama Kefta, è antiproiettile, ed è l'uniforme del secondo esercito.» Gli spiegò vedendo che forse gli stava un po' larga non essendo fatta apposta per lei.

«E il primo esercito a Kribirsk? Mille soldati che marciano con noi, non sarebbe più sicuro?» Chiese Alina leggermente alterata.

«Più lento non più sicuro.» Rispose Ivan con tono annoiato.

«Se mi aveste lasciato con i Cartografi non mi avrebbero degnato di uno sguardo.» Continuò la ragazza insistentemente, da quanto avevo capito il ragazzo presente sulla nave con noi Mal, era un suo amico ed era del primo esercito.

«Tu sei molto speciale. Perché non ti degnavano di uno sguardo?» Guardai Fedyor scuotendo la testa, aveva appena detto la più grande cavolata che esistesse.

«Essere diverso ti fa guadagnare sguardi sicuramente...sguardi di odio.» Risposi per Alina che rimase in silenzio annuendo, sapevo cosa significasse sentirsi diversi ed essere emarginato per quello.

Soltanto ricordare il modo in cui mi guardavano all'orfanotrofio per il colore dei mie capelli. Essere diversa non era mai un bene.

«Forse nel piccolo Palazzo si sta meglio, ma qui fuori se sei diverso o hai una faccia diversa, per qualunque cosa si finisce in rissa.» Disse la ragazza e notai il suo evidente dolore nel spiegare quella cosa.

«Tu sai perché il Piccolo Palazzo è dotato di mura innanzitutto, mh?» Chiese Ivan ad Alina «Perché per anni essere Grisha era una condanna a morte. Ora grazie al Generale Kirigan siamo protetti. Temuti.»

«Come se la paura fosse un'arma...Sankt Aleksander!» Risposi con un pizzico di ironia pungente che mi fece guadagnare un'occhiataccia da Ivan e Fedyor.

«So sopravvivere anche senza il vostro aiuto. Grazie.» Risi alla risposta di Alina, amavo già il suo atteggiamento avrebbe fatto vedere a tutti di che pasta fosse fatta ne ero certa.

«Ma non dureresti un minuto ora che sanno chi sei...e questo vale per te, signorina. Tutta Ravka vi stava aspettando.» Abbassai lo sguardo alle parole di Fedyor, odiavo di avere sulle spalle quel peso.

«Ovvio, tutti voglio che la Faglia sia distrutta.» Dissi guardando fuori il finestrino della carrozza per vedere che eravamo circondati dagli alberi.

«Non è solo una cosa della Faglia, voi due siete quelle che sembravano solo leggende per noi Grisha, è molto di più.»

Non appena l'uomo finì di parlare la carrozza si bloccò di botto, sentì le persone urlare qualcosa tra di loro al di fuori ma non capì il perché di quella sosta.

𝐒𝐀𝐈𝐍𝐓, 𝐊𝐚𝐳 𝐁𝐫𝐞𝐤𝐤𝐞𝐫 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora