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Non ero solita prendere scelte sbagliate. Sicuramente non ero abituata a fare delle scelte tutte mie, e mi resi conto di questo cosa soltanto dopo essere scappata da Palazzo. Odiavo prendere scelte sbagliate, o lasciare che le persone prendessero scelte per me, ma ciò che avevo fatto ai tre Corvi era stato solo ed unicamente per non mettere le loro vite a rischio. Potevano cavarsela bene a fare i ladri o ad organizzare piani, ma contro il Generale Oscuro i Santi non sarebbero stati dalla loro parte, era una potenza che andava oltre le loro capacità.

Così all'alba arrivai finalmente all'accampamento dinanzi la Faglia, dov'era presente la Velasabbia che sarebbe salpata tra poche ore. Avevo sfinito il mio cavallo attraversando tutti i kilometri, che ci distanziavano da me e Alina, correndo come non mai. Non sarei mai potuta arrivare tardi.

Scesi da cavallo e in lontananza vidi la nave, anche essendo ancora buio c'erano molte luci presenti, mi iniziai ad avvicinare all'accampamento sentendo il mio cuore aumentare la sua velocità. Non so se quella che percepivo fosse paura o qualcos'altro, ma arrivata davanti la tenda del Generale abbassai il cappuccio che copriva i miei capelli e spalancai l'entrata.
Vidi immediatamente tutti i Grisha muoversi da una parte all'altra della stanza, si stavano sicuramente preparando per la partenza, altri invece erano di guardia e furono i primi a notare la mia presenza.

Con velocità tutta la stanza si accorse di me.

Nessuno fiatò.

Quando incontrai gli occhi neri come l'oscurità di Aleksander sussultai, ma rimasi composta senza nessuna traccia di paura nel mio volto. Sorrise verso di me e fece segno alle guardie di catturarmi, disse qualcosa all'orecchio di David che mobilitò i Fabrikator per bloccarmi le mani con delle manette, che mettevano solitamente ai Grisha per non permettergli di usare i loro poteri. Il mio sguardo però restava fisso su Aleksander, uno sguardo pieno d'odio e disgusto era tutto ciò che riuscivo a mostrare.

Le guardie nella tenda del Generale mi portarono in un'altra tenda, e lì fui lasciata da sola. Mi guardai intorno e percepí una somiglianza con la stanza che avevo visto quando ero entrata in contatto con Alina. Quest'ultima doveva essere lontana da me.

Passarono altre ore, ormai fuori dalla tenda il sole era alto nel cielo e le voci delle persone al di fuori mi fecero intuire che tutto era pronto per partire. Improvvisamente la tenda fu spalancata da una figura a me molto familiare, rimasi sorpresa nel vedere chi fosse.

«Fagiolino...» Zoya entrò nella tenda con un vestito nero tra le braccia che appoggiò su una sedia vicino a lei. Anche soltanto udire quel nomignolo che mi dava da anni mi fece del male.
«Da parte del Generale, per te. Devi indossarlo prima della partenza.»

Poi venne verso di me per abbracciarmi ma mi scostai per non farmi raggiungere, la ragazza mi guardò interrogativa per poi annuire con un sorriso forzato.

«Giusto. Adesso siamo nemiche, Kasey?» Chiese Zoya alzando le braccia, era visibilmente triste del mio gesto, ma non avrei potuto far altro.

«Dimmelo tu. Hai scelto lui al posto di essere dalla mia parte, Zoya.» Dissi con voce spezzata, dovevo smettere di piangere ma ero esausta da tutta quella situazione e non riuscivo più ad essere calma.

«Non tutti hanno la fortuna di essere una Santa...a te perdonerebbe un tradimento del genere, ma a me? Sarei già morta, e lo sai» I suoi occhi diventarono improvvisamente pieni di lacrime proprio come i miei.

«Lui non ha nessun diritto di farlo, Zoya! Tu sei come una sorella per me e sei dalla sua parte!» Pronunciai con un filo di voce.

Il dolore al petto si ripresentò un'altra volta, quella volta più forte perché Zoya mi aveva confessato di essere dalla sua parte e che non mi sbagliavo a pensarlo.

𝐒𝐀𝐈𝐍𝐓, 𝐊𝐚𝐳 𝐁𝐫𝐞𝐤𝐤𝐞𝐫 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora