Capitolo 53

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1 anno dopo

Jace's POV

<<54... 55...>> il mio compagno di cella conta le flessioni.

All'improvviso sento il peso del corpo del mio avversario fare un tonfo sul pavimento, segno che avevo vinto la sfida.

<<Howard hai vinto>> esclama l'imbecille.

<<Dammi i miei soldi e stai zitto>> rispondo con sgarbo.

Accendo una sigaretta e appena il fumo entra nei miei polmoni, mi sento meglio.

<<L'ora d'aria é finita. Rientrare immediatamente>> urla la guardia bastarda.

Non mi muovo, prima finisco la mia sigaretta in pace e poi entro.

<<Howard>> dice il collega del bastardo. Un altra guardia.

So che ci avrei litigato e che sarei finito in isolamento per l'ennesima volta ma lo ignorai.

<<Hai visite. Seguimi>> il tono saccente. Si vede proprio che non mi sopporta.

Non mi importa, tanto é reciproco.

Getto la sigaretta e mi incammino.
Sicuramente sarà Eric.

Lo stronzo era riuscito ad uscire pochi mesi fa grazie al suo cognome, ma non mi aveva mai abbandonato. Veniva a trovarmi almeno una volta a settimana e mi portava tutto ciò di cui avevo bisogno in questa topaia.

Seguo la guardia e passo in mezzo alle celle degli avanzi di galera.
Questo eravamo, reietti chiusi in quattro mura. Non c'é speranza per noi.

<<Hai 1 ora>> esordisce la guardia prima di aprire la porta.

Alzo il dito medio, e di spalle entro nella stanza dei colloqui.

Appena mi volto però non vedo il mio migliore amico, ma lei.

I suoi occhi da cerbiatto mi scrutano con attenzione, i suoi capelli erano più corti e il suo profumo inebria le mie narici. In questo ultimo anno avevo sentito spesso questo profumo, era rimasto impresso in me dopo quella notte.

Prendo a pugni la porta <<fatemi uscire>> urlai disperato.

<<Jace...>> il mio nome sulle sue labbra ha un sapore così dolce.

Sento il suo corpo avvicinarsi a me, finché non poggia la sua mano sulla mia spalla.

Vorrei voltarmi e abbracciarla, stringerla, baciarla ma mi ero promesso una cosa: non avrei permesso per niente al mondo di  condividere la mia vita di merda con lei e la sua purezza.

<<Non parlare, non mi toccare>> il mio tono di voce esce come un lamento.

<<So che non vuoi vedermi, ma ascoltami. Almeno questo me lo devi>>continua a parlare, e la ferita nel mio cuore si rimargina.

Mi volto lentamente e la trovo a pochi centimetri dal mio corpo.

<<Ok, ti ascolto ma non toccarmi e stai lontana da me>> .

Lei abbassa la sguardo dispiaciuta ma annuisce e accetta.

Ci sediamo sulle luride sedie e ci ritroviamo uno difronte all'altra. Solo il tavolino di metallo ci divide.

<<1 anno fa, in una stanza simile a questa hai spezzato il mio cuore>> interrompe il silenzio.

Una morsa stringe il mio cuore. Vorrei urlare che avevo mentito che ero fottutamente ossessionata da lei e che non avevano smesso un attimo di pensarla in questo posto di merda.

Il cuore non ha controllo (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora