Capitolo 4.

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Il viaggio da casa mia alla stazione di Livorno sembra durare un infinità. Arriviamo alla stazione del treno e salutiamo Nicole."Ragazze buona fortuna..."comincia a piangere e insieme a lei anche Alice.
Salutiamo Nicole e entriamo in stazione. Aspettiamo il treno e in ritardo di 10 minuti finalmente arriva. Speravo fosse vuoto ma purtroppo non è così, ci sono tanti  studenti che tornano casa e in quel momento immagino me stessa. Mia madre ha sempre voluto che io andassi all'università e ad un certo punto mi sentii in colpa per non aver realizzato il suo desiderio. Ci sediamo in quei posti a quattro e stendiamo i piedi sui sedili davanti a noi. Finché non arrivano due ragazzi."Sono occupati?"dice il ragazzo moro, indicando i sedili davanti. "No."rispondo acida, preferivo che ci stessero i miei piedi invece dei loro culi.  "Incazzata?"domanda il ragazzo biondo davanti a me. "Fatti i cazzi tuoi!"rispondo ancora più stronza e acida di prima. "Stai calma eh."dice il ragazzo. Appena stavo per ribattere...
"Lute!"mi fa tacere Alice.
"Dove andate?"chiede il ragazzo moro, mentre il biondino mi fissa.
"A Roma."dice Alice e iniziano una conversazione e io mi metto le cuffie alle orecchie.
Alice mi sveglia perché siamo già arrivate. Usciamo dalla stazione e chiamiamo un taxi.
Quasi quasi preferisco andare piedi dato che il taxi costa tanto.

Dopo due ore in aeroporto ad aspettare, saliamo in aereo.
Mi addormento per quasi tutta la durata del viaggio e quando riaprii gli occhi eravamo già arrivate. Tremo dalla gioia. Abbiamo già parlato con Jill, ci ha dato le indicazioni per arrivare a casa sua, perché lei non poteva venirci a prendere.
Prendiamo il taxi per arrivare alla sua casa. Los Angeles è bellissima ha grattacieli alti, case lussuose, negozi di marca ecc..
A quanto pare il taxi non ci ha portate nel posto giusto. Ci mancava solo questo!
"Allora... Jill ha detto che accanto c'è un hotel...DOVE CAZZO È STA MERDA DI HOTEL?!"comincio ad agitarmi. "Ehi calma. Entriamo in questo bar e lo domandiamo a qualcuno."suggerisce Alice, si vede che è più paziente di me.
Entriamo dentro e subito notiamo un tipo con il dilatatore nero e con gli occhi azzurri e con un accento italiano al bancone mentre sorseggia la sua birra e parla con il barman.
"Lute vai te o vado io?"lo sapevo che toccava a me chiedere le cose alle persone, perché lei si vergogna.
Decido di parlargli in inglese prima.
"Oh excuse me, do you speak Italian?"mi guarda male ma si vede che è italiano. "Si. Cosa vuoi?"questo ragazzo mi sta già dando su di nervi ma non volevo fare la sgarbata così tirai fuori il biglietto dove c'era scritto l'indirizzo di Jill e glielo porgo. "Mi puoi dire dove posso trovare questo indirizzo?"mi guarda di nuovo ma questa volta parve un sorriso sulle sue labbra."Ah tu sei Lute e tu dovresti essere Alice?"dice allungando il collo per vedere meglio Alice che era dietro di me.
"Eee- tu come fai a sa-perlo?"balbettò Alice mentre si avvicina a lui. "Lute non mi riconosci più?"dice lui con un grande sorriso sulle labbra. Osservo attentamente i suoi occhi. Potevo riconoscere ovunque quell'occhio destro metà azzurro e metà marrone "Joseph?"dico agrottando le sopracciglia. Joseph è il fratello maggiore di Jill, è cambiato molto non l'ho nemmeno riconosciuto. Da piccolo era veramente brutto e gli colava sempre il moccio dal naso. Non mi è mai stato simpatico ma lo rispetto perché è il fratello di Jill.
"Oh finalmente ce l'avete fatta ad arrivare, Jill stamani ha detto che sareste venute."dice sempre con quel sorriso stampato sulle labbra. Guardo Alice, sembra incantata da lui. Le tiro una gomitata per risvegliarla dal "suo sogno". "Ma perché l'indirizzo è sbagliato?"gli chiede Alice. "Abbiamo cambiato casa due giorni fa forse Jill vi ha dato l'indirizzo della vecchia casa. Dai ora andiamo!"dice Joseph mente paga la sua birra. Usciamo fuori e lui aiuta Alice con le valigie facendole un sorriso a 32 denti. "Grazie mille dell'aiuto eh."dico mentre carico la mia sull'auto.
Loro si guardano e poi soppiano a ridere.
Joseph si mette al volante del Hummer nero, che io ho sempre sognato di avere, è gigantesco.
Saliamo in macchina io dietro e Alice accanto a lui.
Anche se è la stessa stagione qua fa molto caldo rispetto a là, abbsso i finestrini perché in macchina si muore di caldo e il sole oggi è forte.
Mentre loro due parlano io mi accendo una sigaretta e ammiro la città. STUPENDA. Non è la prima volta che vado all'estero ho visitato tante città, ma Los Angeles è diventata la mia preferita.
Ci fermiamo al semaforo e accanto a noi si ferma un' altra Hummer nera e pensai tra me e me "ma qui tutti hanno l'Hummer?". Anche loro hanno i finestrini giù, dietro c'è un ragazzo intorno ai 19-20 anni, ha i capelli biondo platino e gli occhi azzurri e il collo è pieno di tatuaggi. Non posso fare a meno di fissarlo e dopo un po' anche lui comincia a guardarmi.ODDIO.E io tolgo subito lo sguarda da lui.
Appena Joseph nota la macchina accanto a noi, si arrabbia e diventa nervoso stringendo forte il volante.
"Joseph che succede..."domando con mezza voce. Anche il guidatore dell'altra macchina fissa Joseph.
"No niente tranquilla..."dice lui con un mezzo sorriso falso e di nuovo il mio sguardo incrocia quello del ragazzo e imbarazzata alzo il finestrino, e me lo osservo in pace finché non scatta il verde. Maledetto semaforo!

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