Capitolo 5.

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Arriviamo a casa e come al solito Joseph aiuta Alice con i bagagli. La casa è grandissima e tutta bianca, ha tante stanze. Dopo qualche minuto arriva anche Jill."Ecco le mie bimbe!"urla lei entrando dalla porta con un mucchio di buste in mano. Non fa in tempo nemmeno a chiudere la porta, sia io, che Ali corriamo verso di lei e ci abbracciamo."Ma quanto cazzo mi sarai mancata..."sono sul punto di piangere vedendola, lei mi fa sempre felice, mi faceva sorridere anche quando non ne avevo voglia. In quel momento mi ricordai di tutto quello che che abbiamo fatto, di tutte le cazzate e le avventure che abbiamo passato insieme.  Quando lei è venuta in America aveva 13 anni e fino alla terza media siamo state le tre ribelli della scuola e non ci fermava nessuno, eravamo le uniche ragazze della scuola ad andare sullo skateboard. Jill non sa quello che ho passato e io non glielo mai voluto dire perché lei è una ragazza sensibile e starebbe male. "Anche voi... non ci posso ancora credere che siete qui!"dice lei emozionata. "E invece credici!"dice Alice e ci mettiamo ridere tutte e tre. "Allora vi ho iscritte a scuola e siccome siete maggiorenni dovete essere responsabili per voi stesse!"dice Joseph con un tono da padre.
"Se avete qualche problema a parlare l'inglese potete fare dei corsi dopo scuola."
"No no,tranquillo i corsi di inglese si sono già fatti in Italia. Visto... siamo preparate."lo informa Ali. "Allora domani scuola ragazze!" gridò Jill.
"Porco dio nooo!"esclamo con voce drammatica."Fine come sempre Lute eh!"dice Jill. "Va be, io vado a sfare la mia valigia e dopo mi metto a dormire."dico avviandomi in corridoio."Aspetta, aspetta dove devo andare?"domando scoppiando a ridere come una cretina. "Ti accompagno io."dice Jill andando prima a chiudere la porta che è rimasta aperta.
"Questa è la tua camera e quella di Alice è davanti alla tua."dice entrando dentro. "Wow ma è bellissima questa camera!"è tutta bianca, ha un letto matrimoniale ,un armadio gigantesco,una scrivania e due comodini ai lati del letto.
"Grazie mille Jill non so dove saremo andate se non ci fossi stata tu."le dico abbracciandola.
"Di niente."dice ed esce dalla stanza.

Dopo aver sfatto la valigia e  sistemato le mie cose mi butto sul letto.

"Dai svegliati! Oggi è il nostro primo giorno di scuola qui!"urla Alice saltando su di me."Ooo ma ti levi dal cazzo idiota!"sbottai tirandole qualcosa che era sopra il comodino. "Ti aspetto giù!"dice uscendo dalla mia camera.

Vedo in bagno a lavarmi il viso e i denti. Mi trucco con un filo di matita, il fondotinta e il mascara. Ma la vera domanda è ma che cazzo mi metto addosso?

Dopo aver provato tanti vestiti alla fine opto per una t-shirt bianca e la felpa enorme della Adidas nera sopra, Converse bianche, e leggins neri. Prendo lo zaino e il telefono e scendo giù.

"Buongiorno."dico salutando Jill e Alice che erano a tavola a fare colazione.
"Cosa vuoi da mangiare?"mi chiede Jill.
"No, tranquilla non faccio mai colazione, grazie."le dico e mi guarda un po' strana.
"Va bene come vuoi. Io sono pronta andiamo?"
"Si io pure, te Alice?"le chiedo io.
"Pronta."dice lei.

Arriviamo a scuola, non mi fa impazzire, ma il lato positivo è che abbiamo degli armadietti. È da quando ero piccola che desidero avere un armadietto a scuola e purtroppo in Italia non ci sono.
"La preside ha detto che dovete andare da lei prima che suoni la campanella quindi sbrigatevi ad entrare."ci informa Jill.
"Va bene."entriamo e seguendo le indicazioni che ci ha dato lei, troviamo l'ufficio della preside.
Busso ,e dopo ci viene ad aprire una donna sui 50 anni bionda con occhi marroni.
"Buongiorno Signora preside."le dico gentilmente.
"Signorine, prego."ci dice indicando due sedie davanti alla sua scrivania.
"Questa scuola ha delle regole ben precise. Rispettatele e sarete rispettate anche voi. Avrete degli armadietti e ora vi darò i fogli delle regole."
Ci ha dato un foglio pieno di regole. Dopo 10 minuti usciamo dal suo ufficio e ci rechiamo nella nostra classe.
Grazie al cielo abbiamo tutte le ore insieme. Appena entriamo il professore ci chiama dicendoci di presentarci.

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