𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑

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«Finalmente, la Gattara!» esclamò Cico.

Strecatto parcheggiò la macchina arancione al bordo strada e mentre spegneva il motore osservò scrupoloso la figura oltre il vetro del negozio, ormai privo della sua merce.

«Non è la Gattara.» disse sicuro.

«Come no? La veste orrenda è la sua.»

Si avvicinarono alla struttura, la pressure plate si azionò sotto i loro piedi facendo scorrere le porte, quindi vi entrarono.
All'interno dell'unica ampia stanza a costituire il negozio non c'erano più le varie moto colorate, e questo già l'avevano notato dalle vetrine così monotone, ed erano spariti anche gli scaffali e i vari poster alle pareti. Non c'era più nulla, a parte una piccola scrivania laterale all'entrata dove un tempo vi era il registratore di cassa.

Al di là del tavolo vi era la persona che avevano intravisto dall'esterno, occupata a recuperare tutte le cose nei cassetti della scrivania e a metterli in uno scatolone.

Indossava una lunga veste marrone, proprio come aveva detto Cico, così lunga da celare gambe e piedi e persino le mani erano nascoste dalle maniche. Una capoccia pelata dalla forma cilindrica sbucava dal collo della veste e l'unica peluria presente sulla faccia erano delle folte sopracciglia, inarcate sopra la montatura di un paio di occhiali da sole appoggiati su un caratteristico naso sproporzionatamente grande.

«Signor Gattaro?»

Strecatto si fece sentire con voce gentile per non spaventarlo ma lui prese ugualmente a strillare.

«EEEEH?! CHI È!? IL NEGOZIO È CHIUSO, NON AVETE LETTO IL CARTELLOOOOOOOO????»

I due iniziarono a rimpiangere la scelta di essersi fermati. La Gattara era irritante a livelli estremi quando ci si metteva ma il marito le faceva una strenua concorrenza.

Stre cercò di spiegarsi «Sì, lo sappiamo che è chiuso, ma...»

«E ALLORA PERCHÉ SIETE QUI A ROMPERE?!?»

«Volevamo farle qualche domanda. Può per cortesia smettere di strillare in quel modo? Mi sta venendo mal di testa!» si lamentò il gatto con le orecchie abbassate.

«QUALCHE DOMANDA???» ripeté stizzito il Villager, sbattendo per terra la scatola che aveva in mano «DOMANDA SU COSA? SUL PERCHÉ STANNO CHIUDENDO TUTTI I NEGOZI CHE HA APERTO QUELLA DISGRAZIATA DELLA MIA EX MOGLIE???»

«Ex?»

Le orecchie del felino si risollevarono incuriosite ma il Gattaro riprese a strillare senza rispondergli e quindi le riabbassó rapidamente.

«O FORSE VOLETE SAPERE PERCHÉ LI STO VENDENDO? E PERCHÉ NON LI HO ANCORA VENDUTI A QUELLO STUPIDO ATTACCAPANNI NERO, DATO CHE SI È COMPRATO OGNI COSA IN QUESTO BUCO DI PAESE? O SU DOVE SIA FINITA QUELLA DISGRAZIATA DELLA MIA EX MOGLIE E DA QUANTO TEMPO SONO CORNUTOOOOOO???»

Durante tutti gli scleri del Gattaro, Strecatto indietreggiò lentamente con l'intento di svignarsela ma Cico lo tenne fermo sul posto, tenendogli saldo il braccio.

Era anch'esso stizzito dalla voce gracchiante del Villager ma era riuscito a sentire delle cose curiose tra quelli che sembravano gli ultimi versi di un animale morente.
Dopo che la sua stridula voce smise di rimbalzare tra le pareti del locale vuoto, assunse una buona faccia di bronzo e gli rispose.

«... Sì. Volevamo proprio chiederle questo.»

Il Gattaro, colto di sorpresa, rimase miracolosamente zitto per qualche secondo prima di riprendere a rimettere le cose dei cassetti nello scatolone e piagnucolare.

𝑾𝒆 𝒂𝒓𝒆 𝒕𝒉𝒆 𝒃𝒓𝒂𝒗𝒆 ❬𝚆𝙶𝙵 𝙵𝚊𝚗𝙵𝚒𝚌𝚝𝚒𝚘𝚗❭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora