~ ° C'era una volta ° ~

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Eryn si stiracchiò con un mugolio soddisfatto. L'aurora si svolgeva fuori dalla sua finestra e il sole faceva capolino all'orizzonte tra le nuvole bianche come panna. Sbadigliò sonoramente prima di alzarsi e rendersi conto che nell'aria c'era qualcosa di strano. Guardò l'orologio e scoprì che le campane del villaggio stavano suonando alle sei e otto minuti. Non avevano mai sgarrato prima d'allora. Corrucciata si diresse subito alla finestra e vide molte persone affacciarsi dalla soglia delle case. Senza perdere tempo si precipitò in camera dei suoi genitori e li svegliò.

«Mamma, papà! E' successo qualcosa! Alzatevi!»

«Eryn!»

Sua madre si tirò le lenzuola al petto in modo pudico mentre suo padre già gettava i piedi fuori dal letto.

«Andiamo mamma, vestiti!»

Le intimò prima di scattare verso la camera di suo fratello.

«Eric! Eric svegliati!» gridò battendo sull'uscio chiuso. Lui aprì poco dopo con una mano che si grattava la testa e l'aria assonnata.

«Cosa c'è da urlare?»

«E' successo qualcosa! Dobbiamo andare in chiesa!»

«Uff..» sospirò lui grattandosi il petto poco villoso.

«Muoviti dai! E copriti le vergogne!»

Uno sbuffo seguì le sue parole e la ragazza tornò nella propria stanza per prepararsi. Quando tutti furono vestiti, si diressero verso il piccolo edificio adibito alla messa. C'era tutto il villaggio. Eryn si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse svelarle cosa fosse accaduto e vide la sua migliore amica venirle incontro.

«Eryn!»

«Mira!» esclamò abbandonando la sua famiglia e correndole incontro.

«Oh, Eryn! Mi dispiace così tanto...»

«Perché? Che è successo?»

«Il Sindaco...» singhiozzò, poi si portò una mano alle labbra tremule. «Steven è..»

«E' morto.»

La voce calma e glaciale di Jonah la scosse. Si voltò e lesse una profonda tristezza negli occhi ambra del suo fidanzato. I corti capelli biondo miele erano arruffati e i vestiti sgualciti. Aveva l'aria stanca di chi non aveva dormito ed Eryn si chiese se avesse mai chiuso occhio e quando aveva saputo del padre.

«Jonah...» sussurrò prima di accarezzarlo e sentire una leggera barba ispida pungerle il palmo. Lui lasciò ricadere la testa verso la sua mano e chiuse gli occhi stanchi. Aveva pianto e i cerchi neri intorno agli occhi lo rendevano più pallido del normale. Eryn deglutì a fatica e gli prese il volto tra le mani.

«Margot e Caleb?» domandò poi, lanciando occhiate preoccupate d'intorno, alla ricerca dei fratelli di lui. Lui le strinse forte le mani con le sue e inspirò a fondo. Sembrava così vulnerabile. Così fragile.

«Siamo qui, Eryn.» le rispose una voce femminile rauca.

Lei si voltò subito verso la ragazza dai caldi capelli castano dorati, stupita di non averla vista fino ad allora. Un attimo dopo un dinoccolato corpicino le si aggrappò addosso come se fosse la sua ancora di salvezza. Abbassando appena lo sguardo, Eryn scorse una corta e scura capigliatura poggiata sul suo seno poco abbondante. D'istinto abbracciò il fratello del suo fidanzato, cercando di trasmettergli tutto l'affetto e il conforto che poteva.

«Oh, mi dispiace così tanto...» sussurrò stringendolo e poi lanciando un'occhiata a Jonah.

Non voleva abbandonarlo proprio adesso, ma di certo il fratellino di dodici anni aveva la priorità su di lui.

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