I pescatori se ne stavano in panciolle, con una birra fresca in una mano e una canna nell'altra, cercando di prendere ciò che non erano riusciti a pescare la settimana prima. Il sole era alto nel cielo e l'atmosfera pacifica. Almeno finché il pianto di un bambino non li smosse. Indispettiti per la confusione si guardarono intorno alla ricerca dell'idiota che si era portato dietro il figlio in fasce, ma riuscirono solo a scorgere una zattera malandata che si avvicinava ondeggiando pericolosamente. I due pescatori si alzarono subito sulla barca non riuscendo a credere a ciò che vedevano e non appena scorsero i due ragazzini a bordo, tentarono di avvicinare la zattera.
Lo stato dei bambini era pessimo, come se non mangiassero da giorni e i loro vestiti erano schizzati di sangue. Il più piccolo avrà avuto a malapena un anno. Era un miracolo che fossero vivi.
«Ragazzo! Come ti chiami? Che è successo?»
Il più grande alzò lo sguardo confuso e li fissò, e loro avvertirono un brivido scendergli lungo la spina dorsale.
«Dove sono i tuoi genitori?»
Le labbra screpolate sembravano sigillate, a differenza di quelle del più piccolo che piangeva.
I pescatori li accolsero a bordo e gli diedero delle coperte e dei tramezzini che si erano portati dietro per il pranzo. Accesero poi il motore dopo aver riposto le canne da pesca e si diressero rapidi verso il molo. Con il cellulare avvisarono le autorità che avevano trovato due ragazzini abbandonati su una zattera e che non sapevano chi fossero o da dove provenissero. Mentre si allontanavano dal relitto, Caleb lanciò un'occhiata dietro di sé stringendo il tramezzino al tonno e maionese, e mormorò qualcosa.
«Come hai detto, figliolo?»
«Non sono tutti morti... i lupi...»
Il pescatore non capì, ma attribuì quelle parole allo shock subìto dal ragazzo. Quando raggiunsero la riva, lo sceriffo era già arrivato con un paio di pattuglie e prese in custodia i due orfani. Mentre facevano rapporto, uno dei pescatori notò qualcosa venire a galla e si avvicinò per controllare. C'era una foto che dondolava sulle onde leggere del lago e lui la raccolse. Si intravedevano due donne, una vestita da sposa e l'altra più anziana ma bellissima. Sorridevano felici. Voltando la foto poté notare una scritta ormai sbiadita, ma ancora vagamente intellegibile.
«Eryn e Joanna. Cinque Marzo Duemilatredici. Per non dimenticare i momenti felici insieme.. ti voglio bene, mamma. Eryn.»
L'uomo sentì un groppo in gola e quando si voltò verso l'auto in cui il ragazzino più giovane era stato infilato, lo trovò a fissarlo con quei suoi spersi occhi castano dorati. Quegli occhi avevano assistito ad orrori inenarrabili e nessuno sarebbe mai riuscito a carpirli fino in fondo. Gli incubi che lo avrebbero scosso per il resto dell'esistenza non l'avrebbero lasciato vivere serenamente.
Guardandolo anche da quella distanza, provò un terrore viscerale per tutto ciò che aveva passato, e iniziò a tremare dalla testa ai piedi. Aveva l'orribile sensazione, che da qualunque cosa fosse fuggito quel ragazzino, presto si sarebbe abbattuta su di loro con forza e violenza e tutti loro si sarebbero pentiti amaramente di aver dato asilo a quei due innocenti. Prima che potesse esprimere qualunque pensiero coerente, la volante partì, allontanando i due ragazzini dal lago e dai loro salvatori. L'ultima cosa che videro fu lo sguardo spaesato del più grande e l'occhiata impaurita che indirizzò all'ambulanza dove il più piccolo era stato trattenuto.
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Fabula
WerewolfRacconto liberamente ispirato al gioco da tavolo "Lupus in Tabula". Buona lettura a tutti! :) Copertina by Stregatto69 *.* "Il cuore le batteva impazzito nel petto, ed Eryn sentì il respiro farsi corto mentre Sean iniziava l'ennesima cerimonia funeb...