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La serata a casa Jumpriver passò più in fretta di quanto pensasse. Eryn aiutò Margot ad apparecchiare e insieme a lei cucinò per tutti loro, compresa Sally, che riuscirono a far alzare dalla sedia a dondolo e far sedere a tavola. Vederla con quello sguardo perso nel vuoto le metteva addosso inquietudine e anche un velo di tristezza, più che altro per Caleb che doveva assistere a quello spettacolo poco dignitoso, ma la donna rimase immobile e furono costretti ad imboccarla. Dopodiché Eryn si chiuse con lei e la sorella di Jonah in camera, la svestirono e lei riuscì a carpire molte parole di quella nenia che la povera Sally continuava a cantilenare incessantemente.

«L'uomo è lupo, il lupo è uomo. Occhio alla foresta, il cuore è in tempesta. Ha il dorso grigio, forte il litigio. Gli artigli graffiano, ma non ammazzano. L'ululato è impazzito, ma non sarà udito. Un figlio morde feroce, un altro dorme precoce. La coda nera e l'orecchio fine, saranno i primi a sfondare l'argine. Ma la luna è bassa, e la sorella tartassa...»

Era qualcosa di così assurdo che non riusciva nemmeno a capire da dove venisse. Dopo aver rivestito Sally con la camicia da notte e averla messa a letto, Margot le diede il permesso di tornare da Jonah.Quando si affacciò in cucina, lo scorse mentre si faceva passare le ultime stoviglie pulite da Caleb. Con un sorriso Eryn pensò che era l'uomo perfetto e che era davvero fortunata ad essere stata scelta da lui come futura moglie. Se avesse voluto essere alla sua altezza, avrebbe dovuto impegnarsi molto. Ma per lui sarebbe stata disposta anche a saltare dentro un cerchio infuocato, pur di dimostrargli quanto fosse importante.

Mentre stava imbambolata a fissarli, Caleb la scorse e le fece un piccolo sorriso. Le fece una tale tenerezza che non poté non contraccambiare e lui divenne tutto rosso in faccia. Notandolo, Jonah si voltò e la scorse appoggiata sulla soglia. Le sorrise a sua volta, poi spedì suo fratello in camera sua e la invitò a raggiungerlo. Quando Caleb le passò accanto con quell'aria sconsolata, Eryn gli depositò un rapido bacio sulla guancia, per poi osservarlo diventare purpureo e sgattaiolare via emozionato.

Jonah la prese per mano e la accompagnò in camera sua, dove si avvicinò subito a una foto del padre con aria mesta. Eryn lo seguì e lo abbracciò, sperando che il suo gesto gli fosse di conforto. Jonah, rimise a posto il quadretto d'argento ornato di una fascia nera di lutto e si girò per ricambiare il suo abbraccio. La strinse tanto forte che Eryn sentì scricchiolare le vertebre, ma non disse nulla.

«Resta con me stanotte»

«Sai che non lo farò»

«Almeno potresti restare finché non mi addormento?»

Ci dovette pensare un poco prima di rispondere. Se da una parte era preoccupata di quello che si sarebbe potuto dire in giro, dall'altra si ripeteva che stava per diventare la moglie di quel ragazzo, no, di quell'uomo, e che quindi non ci sarebbe stato niente di male.

«Va bene» disse con un piccolo sospiro «Ma non dovrebbe essere Caleb il piccolo di casa a cui dedicare attenzione?» lo schernì poi scherzosamente.

Sentì Jonah sorridere contro i suoi capelli «Forse. Ma io voglio le tue attenzioni solo per me.. almeno stasera» le disse, prima che si chinasse a baciarla con trasporto.

Eryn rispose a quel bacio e Jonah non perse tempo. La prese in braccio come se fosse una principessa e la portò fino al suo letto. La fece sdraiare e poco dopo anche lui la raggiunse, allungandosi su un lato per farle spazio e tenendola stretta a sé come se non volesse più lasciarla andare. Sebbene fosse consapevole che avevano oltrepassato un certo limite non detto nella sua stalla, Eryn non aveva intenzione di cedere quella volta. Non quando il lutto era ancora recente e Jonah soffriva per lo stato della madre. Quando lui avvicinò la mano alla patta dei suoi pantaloni, Eryn si scostò da lui e lo fermò.

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