𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟓 (𝐩𝐭. 𝟐)

1.9K 50 0
                                    

<<Allora? Meglio?>>

Erica ci aveva appena raggiunti in salotto trovando me ed Eva che mi raccontava di una giornata passata insieme ai figli allo Zoo. Si erano divertiti e mi stava elencando gli animali che aveva visto, solo che faticava a ricordarsi i nomi in italiano. Inoltre, così emozionata com'era, come se ci fosse stata solo ieri, lo spagnolo si insinuava e si mescolava con l'italiano, al che le avevo detto direttamente di parlare spagnolo, che tanto ci capivamo. E lei lo aveva fatto. Furono i venti minuti più belli di Eva. Poi arrivò Erica e le parole mi morirono in gola. Mentre Eva parlava i miei occhi autonomamente fissavano le scale da dove la vedevano scendere con indosso la mia tuta grigia. Le stava grande. Le sue mani erano sparite all'interno delle lunghe maniche e l'orlo della felpa le arrivava a metà coscia, coprendo quei punti in cui le tuta aderivano leggermente alla sua pelle. Era alta, magra al punto giusto e formosa. Niente gambe come due stecchi di ghiacciolo o un corpo troppo tonico. Non era la solita modella. Era semplicemente lei, bellissima nella sua unicità. Quando le avevo sfiorato il fianco l'avevo sentita liscia e morbida come burro contro il mio palmo. Mi ero dovuto controllare affinché la mia mano non salisse e andasse a costatare come erano i suoi seni. I suoi capelli erano semi umidi e sciolti e le incorniciano il volto accaldato, le guance arrossate e le labbra rosee e carnose. Eva continuava a parlarmi, non si era minimamente accorta di Erica, ma io non la ascoltavo più ormai. Solo quando le apparì all'altro lato del divano Eva si fermò e le sorrise per poi includerla nella conversazione, intanto che Erica prendeva posto a una debita distanza da me.

<<Chicos, visto che si sta avvicinando la hora della cena, que quieres que vi prepari?

Non seppi cosa rispondere. Qualsiasi cosa mi sarebbe andata bene. Così mi rivolsi a Erica, ma lei disse:

<<Perché non prepari qualcosa che piace a te? Magari una ricetta del tuo Paese. Se sei bravissima con le ricette italiane, sono sicura che con le tue spaccherai.>>

Un sorriso più abbagliante dell'abat- jour di cristalli che pendeva sopra alle nostre teste illuminò il volto di Eva.

<<Allora state a vedere! Non vi deluderò!>> promise e scappò in cucina lasciando noi due soli a ridere. Ridere. Erica sapeva ridere e il suono di quella risata era più soave di qualsiasi sinfonia.

Mi voltai nella sua direzione cogliendola ad aprire il libro di storia. Inarcai un sopracciglio. <<Non farai sul serio spero.>>

<<Ho una verifica dopodomani e devo prepararmi>> mi informò non distogliendo lo sguardo dalle righe. <<Tu, invece? Interrogazioni, verifiche? Qualcosa che trovi difficile da comprendere?>>

<<Tu>> risposi, i miei occhi fissi su di lei, attenti a captare la reazione che sarebbe seguita a quella mia dichiarazione. <<Sei tu quella che non riesco a capire.>> O almeno in parte.

Sollevò appena lo sguardo dal libro e increspò le sopracciglia. <<Cosa c'è da capire?>>

<<Il modo in cui ti comporti. Perché ti atteggi come se fossi una a cui non importa un cazzo di niente e nessuno?>>

Erica a quel punto mise il libro da parte e mi scrutò attentamente.

<<Ascolta, io non mi atteggio>> chiarì. <<Io sono così; non porto nessuna maschera. Quella che vedi sono quella che sono. Non tutti ricevono la stessa versione di me. Qualcuno potrà dirti che sono una stronza scontrosa e altri potranno dirti che sono abbastanza gentile. Credi ad entrambe le versioni, perché io agisco in base alle persone con cui mi trovo di fronte, in base alla situazione con la quale la vita mi imbatte.>>

𝔇𝔢𝔳𝔦𝔩𝔦𝔰𝔥 𝔓𝔩𝔞𝔶 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora