ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 10

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𝐒𝐏𝐀𝐑𝐊𝐋𝐄𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐂𝐎𝐋𝐎𝐑𝐒

ENRICO

"Le anime in pena posseggono la peculiarità di riconoscersi e attrarsi reciprocamente, condividendo i loro dolori."
PAULO COELHO

<<Ci stai prendendo gusto a sbattermi al muro.>>

Ancora una volta la sua schiena premeva contro la parete, le mie braccia le impedivano qualsiasi via di fuga e il mio sangue si rimestava nelle vene. Eravamo solo io e lei, nella sala d'ingresso. L'avevo attirata lì ordinandole di uscire dall'aula con la scusa di doversi recare in bagno. Avevo atteso il suo arrivo, poi, quando avevo avvertito l'ombra della sua presenza nascosto dietro all'angolo, l'avevo trascinata per un braccio ritrovandoci esattamente come due giorni fa nello spogliatoio.

<<Sei stata tu?>>

Si accigliò. <<A fare cosa?>>

<<A raccontare quello che è successo tra noi.>>

<<Perché avrei dovuto?>>

<<Non lo so, piccola. Dimmelo tu>> la sfottei.

Io e Steph ci eravamo occupati della cosa prima di raggiungere gli altri alla partita. Avevamo recuperato i vestiti, li avevamo infilati nel borsone e infine avevo tirato fuori quelli di ricambio. Non mi lasciavo mai cogliere impreparato. Nessuno sapeva, tranne Steph, i ragazzi e lei.

<<Senti, non sono stata io, ok?>> si difese perdendo la pazienza. <<Se avessi voluto umiliarti, credimi, lo avrei fatto pubblicamente. Ma anche così, non avrei potuto perché quale ragazza metterebbe in ridicolo il proprio ragazzo?>>

<<Ottima osservazione, tesoro, peccato che non ti creda.>>

<<Questo è un tuo problema, non il mio>> ribadì con la voce che si strozzava alla pressione della mia mano intorno al suo esile collo. <<Lasciami.>>

Risi piano. <<Non sai dire altro? Affrontami.>>

Fallo, cazzo, infliggimi dolore, sgombera la mia mente dai suoi pensieri oscuri. Fammi dimenticare per un istante chi sono, cosa faccio, il sangue che riversa nelle mie mani. Coraggio, piccola.

Un lampo attraversò le sue retini che evocavano la limpida immagine di un bosco. Li guardavo e vi vedevo tutto: il sole prossimo al tramonto, le chiome fluenti degli alberi carezzate dal vento e la terra; un oasi di pace nel quale lasciarmi andare prima di venir arso vivo dal fuoco e ritornare da dove provenivo. Quella ragazza non prometteva il paradiso, bensì l'inferno.

<<E aumentare le voci sul tuo conto?>> osservò con un sorrisetto maligno. Non aveva paura, non cercava la mia attenzione, mi sfidava apertamente. Gesù Cristo, era davvero sexy. <<Da bravo, molla la presa>> chiese come avrebbe fatto se avesse avuto un cane ai suoi piedi.

<<E se non lo faccio? Che fai? Mi dai un altro calcio alle palle?>>

<<Peggio.>>

𝔇𝔢𝔳𝔦𝔩𝔦𝔰𝔥 𝔓𝔩𝔞𝔶 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora