16. L'amante

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Ginevra si svegliò lentamente nell'udire Pedri urlare nel bagno della sua camera d'albergo. La sera prima, dopo l'After Party, si erano recati all'hotel in cui alloggiava il calciatore e avevano parlato per ore fin a quando non si erano addormentati. La ragazza si mise a sedere ai piedi del letto e si sistemò il vestito. Non vedeva né sentiva Hélène da ore ormai eppure, quando accese il cellulare, non trovò nessun messaggio e nessuna chiamata da parte della sua amica.

Si diresse verso la finestra che dava sul centro città e rimase incantata dal panorama che si ritrovò davanti. Erano da poco passate le nove eppure la movida parigina invadeva già le strade della città. Cercò di mettersi in contatto con Hélène ma il cellulare di quest'ultima risultava spento. Pensò che molto probabilmente aveva trascorso la serata con Fer e che quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Sapeva che quella storia l'avrebbe portata a grandi conseguenze ma ormai era inutile parlarne con la sua amica. Spense il cellulare, promettendosi che avrebbe tentato di richiamarla più tardi. Sentì delle mani afferrarle per la vita e che la fecero voltare per fare in modo che i suoi occhi incontrassero quelli di Pedri.

«Buongiorno» lo salutò lei con la voce ancora impastata dal sonno. Il calciatore le lasciò un tenero bacio all'angolo della bocca: «Buongiorno princesa» Ginevra arrossì nell'udire quel nomignolo. Non era abituata al fatto che le persone le affibbiassero dei nomignoli così dolci. Tutti l'avevano sempre chiamata Gin ma non era un vero e proprio nomignolo.

«Hai dormito bene?» Gli chiese il numero 8 del Barcellona e la ragazza annuì. Voleva chiedergli a cosa erano dovute le urla di prima ma Pedri iniziò ad elencarle tutte le attività che avrebbero fatto insieme quel giorno. Gli brillavano gli occhi mentre le spiegava quanto desiderasse portarla sulla Torre Eiffel per mostrarle tutta Parigi.

Quel particolare fece molta tenerezza a Ginevra che non poté fare a meno di sorridergli. Aveva sbagliato ad etichettarlo subito come una persona a cui non fregava nulla degli altri. Era stata frettolosa a definirlo come suo padre.

Pedri non l'avrebbe mai abbandonata. Non lo avrebbe fatto neanche davanti ad un test di gravidanza positivo e davanti alle paure che aveva Ginevra.

«Mi piacerebbe tanto andare in giro a Parigi con te ma non posso di certo farlo vestita in questo modo» gli fece notare, indicando il suo abito da sera. Il calciatore, senza farselo ripetere una seconda volta, si diresse verso l'armadio e tirò fuori una T-shirt verde militare, dei pantaloni di colore marrone scuro e delle scarpe nere.

«Non sono di certo capi che mi piace indossare ma mi accontenterò» ridacchiò la ragazza mentre sul volto di Pedri apparve un'espressione confusa che ben presto si tramutò in una offesa. «Non osare offendere il mio stile!» Disse e quella sua esclamazione fece ridere ancor di più Ginevra.

«Dai, stavo scherzando» si giustificò abbracciandolo da dietro, mentre Pedri sistemava i vestiti sul letto. «Non ti perdono» le disse, tornando a guardarla. Cercò di mantenere uno sguardo duro e severo ma era chiaro che avrebbe sorriso da un momento all'altro. Ginevra alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la porta della camera. «Vorrà dire che-» Pedri l'afferrò per il polso e la tirò a sé, avvolgendola in un abbraccio.

«Non posso permetterti di andartene, non di nuovo» il suo tono di voce era deciso. Ginevra ammirò molto quel suo modo di fare. Anche lei era decisa a non allontanarsi più da lui.

«Non me ne sarei mai andata per davvero, Pedri» disse, poggiando la fronte sul petto del ragazzo. Quest'ultimo giocherellò con una sua ciocca di capelli e le lasciava ogni tanto un bacio sulla testa.

«Me lo prometti?» Le chiese tutto d'un tratto.
La ragazza alzò lo sguardo per poterlo guardare negli occhi. «Prometterti cosa?»
«Che sarò sempre la tua prima scelta»

Midnights in Amsterdam ; PedriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora