28. Il giorno in cui Alba si era innamorata [Extra]

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Alba salutava i tifosi con un grande sorriso sul volto, mentre le sue compagne di squadra correvano ad abbracciarla: il Barcellona femminile era campione di Europa. La ragazza cercò sugli spalti suo padre che trovò qualche secondo dopo. Pedri era così orgoglioso di sua figlia. In poco tempo era riuscita ad approdare in prima squadra e sapeva che sarebbe riuscita a riportare la squadra catalana sul tetto d'Europa.

Accanto a lui c'erano Ginevra, che si asciugava le lacrime di emozione, e Martín, il loro secondogenito, che gridava il nome di sua sorella mentre applaudiva forte. Lui e Alba avevano iniziato la loro carriera calcistica ne Las Palmas, la stessa squadra che aveva visto crescere loro padre tecnicamente. Però, ben presto, i riflettori si erano accesi solo ed esclusivamente su sua sorella. Nel giro di poco tempo Alba aveva firmato un contratto con la primavera del Barcellona e, dopo neanche un anno, era stata convocata in prima squadra. Ma Martín non era geloso di lei, anzi. L'aiutava a prendere le decisioni più giuste e la supportava ad ogni sua partita.

Aveva accartocciato il suo sogno di diventare un calciatore professionista ma sognava ancora di poter lavorare in ambito sportivo.

«Sei stata grandiosa!» Esclamò Martín, avvolgendola tra le sue braccia, una volta uscita dagli spogliatoi. Alba indossava fieramente la medaglia d'oro al collo e indossava ancora la fascia per capelli. «Concordo pienamente con Martín» disse Pedri, sorridendo. «Sei stata fantastica, siamo così orgogliosi di te» le disse sinceramente Ginevra.

Ormai la sua bambina stava diventando una donna e lei era così felice di non essersi comportata come sua madre. L'aveva vista compiere i suoi primi passi, aveva ascoltato la sua prima parola, l'aveva accompagnata ogni mattina a scuola e ad ogni allenamento.

Alba sorrise dolcemente a sua madre e l'abbracciò. «Se sono qui oggi è grazie a tutti voi» disse, trattenendo le lacrime di emozione. Abbassò lo sguardo e guardò, probabilmente per la centesima volta, quella medaglia che aveva sempre sognato. Quando l'aveva vinta suo padre, anni addietro, non faceva altro che immaginare a come sarebbe stato vincerla portando il numero 8 sulle spalle. Ed ora era sicura che anche quella bambina sarebbe stata orgogliosa di lei.

«Ho visto Enrique, sai?» Le disse suo fratello, attirando nuovamente la sua attenzione. Pedri lo guardò con un'espressione confusa. «Chi è Enrique?» Alba arrossì e cercò di sviare il discorso sotto lo sguardo divertito di Ginevra.

«Nessuno, papà. È il receptionist dell'hotel in cui alloggio con la squadra» Pedri guardò sua moglie con l'aria di uno che la sapeva lunga. «E, dimmi un po', ti piace questo Enrique?» Alba lanciò un'occhiataccia a Martín che, intanto, rideva sotto i baffi.

Lei ed Enrique si erano conosciuti per puro caso. Si era diretta verso il bancone della reception per lamentarsi della mancanza di acqua calda e avevano litigato con il receptionist di turno che, in quel momento, era Enrique. I due si erano poi incontrati nuovamente quella stessa sera e lui le aveva chiesto scusa. Da lì avevano iniziato a parlare.

«No, non mi piace. È uno dei ragazzi più insopportabili con cui abbia mai parlato. Si comporta come se fosse il migliore in tutto. Per non parlare del modo in cui mi prende in giro. No, non è per niente il mio tipo»

Ginevra ridacchiò prima di rivolgersi a suo marito. «Mi ricorda qualcuno» affermò, alludendo a quando i due non si sopportavano.

«Quindi non c'è stato niente con questo ragazzo? Neanche un bacio?» Chiese Pedri per avere l'assoluta certezza che non ci fosse qualsiasi sentimento tra i due.

Non era mai stato un padre particolarmente geloso, forse perché sua figlia non gli aveva mai parlato di un ragazzo prima di quel giorno.

Alba scosse la testa con convinzione anche se non era proprio così. A lei, Enrique, piaceva tanto. Era completamente cotta di lui. Nonostante i tanti difetti che vedeva nel ragazzo, era fortemente attratta da lui. Gli aveva parlato prima della partita e Enrique le aveva assicurato che, come sempre, avrebbe dato il meglio in campo.

Non sapeva dove avesse trovato il coraggio ma si era avvicinata lentamente al suo viso e gli aveva lasciato un bacio sulle labbra. Enrique era stato il primo ragazzo che aveva baciato e quando non aveva ricambiato, Alba si era staccata da lui imbarazzata e delusa.

«Alba...» la sua voce arrivò alle orecchie della ragazza. Quest'ultima si voltò lentamente fino a quando i loro occhi non si incontrarono. «Noi andiamo, ci vediamo dopo» disse Ginevra, facendo un occhiolino a sua figlia. Pedri guardò attentamente Enrique prima di andarsene con sua moglie e suo figlio.

Quel ragazzo già non gli piaceva.

«Hey» disse Alba, sorridendogli dolcemente. «Ti ho cercata per tutto il campo. Ho chiesto di te alle tue amiche e mi hanno detto che eri negli spogliatoi» le spiegò. «Volevo congratularmi con te. La vittoria è stata più che meritata» Alba avrebbe voluto ringraziarlo come aveva fatto con chiunque si era congratulato con lei. Ma non lo fece.

«Per quanto altro tempo ancora farai finta che tra noi non sia successo niente?» Gli chiese con tono serio. Enrique non disse niente e distolse lo sguardo da lei. «Ti ho già detto cosa penso»

«Si, hai ragione. Sono una calciatrice e sono in giro per il mondo in continuazione ma io voglio stare con te. Approfitterò di ogni giorno libero per poter trascorrere del tempo con te» disse sinceramente, prendendo le mani di Enrique e stringendole tra le sue. «Devi credermi» aggiunse con gli occhi lucidi.

Enrique fissò il suo labbro inferiore che tremava leggermente. La cosa che desiderava di più al mondo era proprio fidarsi di lei. E decise che lo avrebbe fatto. Non si era innamorato di Alba perché era una calciatrice famosa e figlia di Pedri González. Si era innamorato di lei per la sua fragilità, per il suo modo di ridere, per il suo essere così spontaneo.

In poco tempo le loro labbra si ritrovarono di nuovo e stavolta non sembravano volersi lasciare andare. Alba gli spettinò i capelli mentre Enrique la avvicinò di più a sé. «Ti amo» disse la ragazza, dopo avergli lasciato un ultimo bacio. Il ragazzo la guardò negli occhi per poi sorriderle. «Ti amo anche io»

«Sembra un ragazzo sicuro di sé. Forse fin troppo. Non so se possiamo fidarci» disse Pedri che nel frattempo aveva assistito alla scena. «Quando ti ho conosciuto, anche tu eri così» gli fece notare Ginevra.

Pedri la guardò negli occhi con uno sguardo innamorato. Erano passati ormai tanti anni dal loro primo incontro eppure lo ricordava come se fosse avvenuto qualche minuto prima.

Vedere Alba e Enrique così innamorati l'uno dell'altro gli fece tornare in mente quando, su quel terrazzo ad Amsterdam, lui e Ginevra avevano iniziato a capire quanto si amassero.

Pedri intrecciò la sua mano a quella di Ginevra e la guardò negli occhi.

«Ti amo Regina dei ghiacci» le disse, ricordandosi del nomignolo che le aveva affibbiato Pablo. L'italiana rise e si appoggiò alla sua spalla. «Ti amo anche io, Pedro»

Midnights in Amsterdam ; PedriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora