Capitolo 3

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CAPITOLO 3

Taehyung

Il giorno dopo mi svegliai con un mal di testa allucinante. Fui svelto nell'ingerire una compressa e preparare una tisana per calmare i postumi della sbornia. I sintomi non erano quelli di sempre perché non ero arrivato al punto di ubriacarmi totalmente, ma ci ero andato vicino.

Tutta colpa di quell'idiota al piano di sopra e della sua festa di merda, del suo arrivo del cazzo. Era venuto solo per farmi arrabbiare e stravolgermi l'esistenza.

Non bastava che fossi stato costretto ad andarci, ci si era messo anche lui con quelle frasi stupide e le sue mani su di me, come se non avessi capito il suo intento. Invece non aveva fatto altro che confermare tutti i miei dubbi su di lui e le sue intenzioni. E al diavolo se mi aveva guardato come se l'avessi ferito, io i tipi come lui li conoscevo: occhi grandi e incantatori che potevano manipolare a piacimento per poter arrivare all'obiettivo. Ma io non ero tutti. I suoi giochetti sporchi con me non funzionavano.

Arrogante, borioso, narcisista. Ecco cos'era.

Ma io non gli avrei dato attenzione, perché non sarei stato al suo gioco. Lui voleva solo togliermi il posto utilizzando una serie di mezzi discutibili, io lo avrei ignorato il più possibile, e se si fosse avvicinato ancora come aveva fatto la sera precedente, avrei reagito come meritava.

Con quei pensieri molesti ad annebbiarmi la mente, mi preparai per quella giornata infernale: sarei dovuto andare a ritirare l'auto e pagare la multa, e mi aspettava una sessione di shopping per l'evento di un brand che sponsorizzavo che si sarebbe tenuto di lì a poco. Avrei incontrato il mio manager e amico Yoongi e poi, forse, sarei potuto tornare a casa e riposare.

Jimin suonò alla mia porta mentre mi vestivo e io lo aprii roteando gli occhi al cielo.

«Non sai aspettare cinque minuti? Sarei sceso io.»

«Vengo a portarti fretta, non sai cosa significa la puntualità.»

Finsi di non ascoltarlo e finii di prepararmi. Gli feci cenno di uscire e ci avviammo alla sua macchina sportiva.

Uscì dal garage sotterraneo e percorse il complesso residenziale, prendendo la strada pochi secondi dopo.

«Hai un aspetto di merda» ruppe il silenzio.

«Anche tu.»

Non era proprio vero. Nonostante avessimo fatto la stessa ora, Jimin sembrava fresco come una rosa, forse perché lui non si era ubriacato.

«Hai preso qualcosa per la sbornia?»

«Non sono affari tuoi.»

«Sei l'antipatia fatta persona, questa mattina.»

«Tu lo sei sempre» ribadii, senza scompormi.

«O forse questa suscettibilità è dovuta ad altro.»

Rimani in silenzio per pochi secondi riflettendo sulla sua frase e l'illuminazione non tardò ad arrivare.

Mi voltai per guardarlo.

«Per favore, evita di dire cose che mi rovineranno la giornata più di quanto non lo sia già.»

Jimin si aprì in un sorriso senza togliere gli occhi dalla strada.

Sperai che non continuasse.

«Stanotte vi ho sentiti.»

Speranza vana.

«Sul serio ti sei messo ad origliare?»

«Era notte fonda, vi sentivate solo voi ed io sono a un solo piano di distanza dal tuo. Non c'era neanche l'eco.»

Winning your heart || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora