Capitolo 20

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Capitolo 20

Taehyung

Le vacanze con i miei genitori si stavano rivelando più belle che mai, erano giorni che andavamo in giro da un angolo all'altro della grande metropoli per visitare e scoprire posti nuovi, imbacuccati nei nostri cappotti e cappelli per evitare il freddo e le persone che avrebbero potuto riconoscermi. Non mi aspettavo che i miei fossero così propensi a conoscere cose nuove e invece mi stavano sorprendendo, ma forse il problema ero sempre stato io, perché ogni volta che li avevo raggiunti, mi ero limitato a stare a casa in completo relax. Invece, giorni prima, ero partito carico, di buon umore e felice, e si era visto in tutte le iniziative che avevo preso e l'entusiasmo di mamma e papà nel seguirmi. Quasi mi ero pentito delle volte precedenti, ora che sapevo cosa mi ero perso. Anche l'aria natalizia, dopo tanto tempo, era tornata a farsi sentire, e mi ero permesso di ritornare di nuovo bambino, quando un semplice fiocco di neve bastava a rendermi felice nonostante tutto.

Ogni giorno inviavo una marea di foto stupide a Jungkook e parlavo nella chat di gruppo con i ragazzi dell'imminente settimana allo chalet; qualche volta mi ero intrattenuto a telefono con Jimin, il quale era tornato a casa con Yoongi per dire a tutti che stavano ufficialmente insieme. Il biondo me lo avevo raccontato con ancora un pizzico di nervosismo nella voce e mi ero affrettato a chiedergli se qualcosa fosse andata male, ma lui aveva negato e mi aveva risposto che sia i suoi che i genitori di Yoongi erano stati felici.

«Era tutto nella mia testa, Taehyung» mi aveva detto, e stavolta la voce gli era tremata. «I dubbi sul riuscire ad essere un bravo compagno, l'insicurezza su quello che avrei potuto dargli...era tutto nella mia testa.»

Io avevo sorriso, felice perché lo aveva capito.

«Ma questo lo devo anche a Yoongi. E' stato paziente con me e mi ha guidato, lo ha fatto così naturalmente che io non l'ho neanche capito, solo ora mi sto rendendo conto dei mesi che sono trascorsi e del fatto che sto bene insieme a lui, e lo amo.»

A quelle parole, non avevo risposto subito, ma mi ero trovato a rifletterci e ad ammettere che i pensieri di Jimin erano anche i miei, cambiava solo il destinatario.

«E lui ama te. Questo tipo di rapporto, di percorso, lo si attraversa solo se è forte, solido.»

A quel punto aveva riso e mi aveva detto: «ti rendi conto di come parliamo ultimamente? Sembriamo due idioti.» Non avevo potuto dargli torto. «Sei mesi fa questa conversazione non sarebbe mai esistita, avremmo parlato di calcio e conquiste, di stupidaggini irrilevanti e ora...pare quasi che abbiamo messo la testa a posto.»

Non avevo avuto problemi a dirgli quello che pensavo: «Ed è proprio quello che è successo, Jimin. Abbiamo messo la testa a posto.»

«Per due testoni.»

«Per due testoni» avevo confermato col sorriso sulle labbra, prima di salutarlo e tornare dai miei.

Solo che l'eco di quella conversazione non mi aveva lasciato neanche un momento e la mia nuova consapevolezza aveva portato con sé una serie di desideri, di dubbi, tutti buoni ma terrorizzanti. E mentre giravamo un museo e una galleria d'arte, non avevo potuto fare a meno di pensare a come sarebbe potuto essere se con me ci fosse stato Jungkook, come sarebbe stato camminare, come sempre, mano nella mano con lui mentre gli descrivevo un dipinto e lui mi ascoltava rapito, come sarebbe stato farlo davanti ai miei genitori. Era solo una settimana che eravamo lontani, ma già mi mancava e non avevo più problemi ad ammetterlo a me stesso. Ci sentivamo molto spesso, ma avevo bisogno della sua vicinanza fisica, e stava diventando sempre più difficile nascondere le cose ai miei genitori quando mi chiedevano di una potenziale ragazza.

Winning your heart || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora