Capitolo 6

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Capitolo 6

Taehyung

Ero un fascio di nervi.

Battevo con nervosismo la gamba sul sedile posteriore dell'auto che mi stava accompagnando al luogo dell'evento.

Non avevo idea di quello che sarebbe successo di lì a poco e non aiutava che Yoongi non mi era venuto per niente incontro.

Gli avevo chiesto di darmi qualche indicazione, di suggerirmi qualcosa, un teatrino da fare con il decerebrato che avrei incontrato di lì a poco, ma lui si era negato.

«Arrangiati» mi aveva risposto. «Anzi, arrangiatevi entrambi. Voi avete creato questo casino e voi lo risolverete.»

E con questo si era seduto accanto a me e non aveva fatto altro che controllare i social e ripetere che avrei dovuto compiacere tutti, ma proprio tutti i giornalisti, perché su ognuna delle loro testate era comparso un articolo su noi due e di conseguenza sarebbero stati presenti per cogliere ogni minino deficit nelle nostre espressioni.

Poi si era messo a scambiare messaggi con Jimin e mi aveva ignorato tutto il tempo, come se quel nano malefico non gli avesse raccontato per filo e per segno quello che mi aveva scucito di bocca quella mattina. Anche se non me lo aveva detto, conoscevo il biondo e sapevo che non sarebbe rimasto zitto.

In realtà non sapevo neanche come era riuscito a farmi parlare, perché un minuto prima gli stavo urlando contro di tornare nel suo maledetto appartamento e smetterla di infastidirmi ad ogni ora e quello dopo gli stavo dicendo che per l'ennesima volta ci eravamo avvicinati fisicamente, ci eravamo provocati e lui mi aveva baciato. Mi ero premurato di precisargli che si era trattato di un semplice bacio a stampo e che la sua lingua sul mio collo non mi aveva suscitato assolutamente niente. Gli avevo ripetuto anche che i ragazzi non mi interessavano.

Il mio amico mi aveva guardato scettico chiedendomi se l'avessi rifiutato e, al mio maledetto silenzio, - perché no, non lo avevo fatto, purtroppo il mio cervello era improvvisamente partito in quel momento, aveva scosso la testa e mi aveva dato una pacca sulla spalla.

«Attento ai giochi pericolosi, Taehyung-ie», aveva dichiarato come se fosse un vecchio saggio, ma io non avevo chiesto spiegazioni e mi ero limitato a cacciarlo via.

Ed ora mi trovavo con il suo sicuramente-futuro-fidanzato a cui avrei voluto aggrapparmi come un bambino di tre anni perché non sapevo cosa fare.

«Parli con Jimin?» chiesi, allo scopo di allentare quella tensione che sentivo.

«Mmmh», rispose.

Sbuffai.

«Cosa avrete mai da dirvi? Vi siete letteralmente visti prima. Sono dovuto scendere io per trovarti lì.»

Alzò il sopracciglio, voltandosi verso di me.

«Che cosa stai insinuando?»

«Niente» mi affrettai a dire, consapevole che aveva colto la nota di scherno nella mia voce.

«Mi sta giusto dicendo» iniziò. «Che faccio più che bene a non darti nessuna indicazione per stasera, perché tu e Jungkook ve la intendete alla grande.»

Mi zittii, ma non potei restarne sorpreso.

Jimin aveva la bocca più grande del mondo e lui non accettava le invasioni di privacy, a quanto pareva.

«Siete degli psicopatici» cercai di difendermi.

«Non me ne frega niente dei gossip e lo sai, Tae» tornò serio. «Per me potete ammazzarvi o scopare, l'importante è che non si rifletta né sulla squadra né sulla vostra immagine.»

Winning your heart || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora