Capitolo 2

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Capitolo 2

Jungkook

Quella settimana mi avrebbe messo k.o., me lo sentivo. Avevo cambiato città, avevo traslocato, avevo incontrato i miei compagni di squadra e mi aspettava ancora la conferenza stampa con i giornalisti e la festa di benvenuto con la società.

Il tutto sarebbe terminato il venerdì sera e i miei allenamenti in maglia bianca sarebbero iniziati ufficialmente il lunedì successivo. A quel punto, due settimane separavano la squadra dal ritiro, che avrebbe preceduto l'inizio del campionato.

Ci ero passato un paio di volte ormai, ma l'inizio era sempre l'iter più stressante, soprattutto quando si doveva aver a che fare con i giornalisti che, come in quel momento, fingevano interesse per la mia storia calcistica ma non si esimevano nel fare altri tipi di domande.

Il momento della stretta di mano con il Presidente e della maglia era passato in fretta ed ero rimasto costretto nella sala con gli squali.

Con il sorriso che avevo imparato ad indossare sul volto, cercando di mantenere il più possibile la calma tra una domanda calcistica ed una personale, riuscii a scampare i pericoli.

Parlai delle mie vecchie squadre e della gratitudine che provavo nei loro confronti per avermi aiutato a crescere, parlai della nuova e dell'ammirazione che avevo per l'allenatore. Risposi che sì, ero figlio unico e che no, non ero impegnato sentimentalmente. Spiegai che il mio obiettivo era integrarmi e supportare la squadra nella volata al vertice della classifica e che migliorare era una strada sempre in salita.

Credevo che ormai fosse finita, quando l'ennesima domanda scomoda arrivò alle mie orecchie sotto forma del nome che al momento mi irritava di più.

«Signor Jeon, i tabloid hanno spesso scritto della rivalità esistente tra lei e Kim Taehyung, l'attaccante della sua nuova squadra. Siete rivali in molti premi nazionali e internazionali. Come pensa che andrà la vostra 'convivenza sportiva'? Vi siete già conosciuti? Qual è stata la sua prima impressione? Cosa ne pensa?»

Che dovresti farti i cazzi tuoi.

Allargai il mio sorriso, cercando di non scompormi. Hoseok, il mio manager e amico, mi faceva segni dalla sua postazione laterale e nascosta, ma io non lo guardai neanche per sbaglio. Sapevo cavarmela in tutti i contesti, non mi servivano suggerimenti e di sicuro non mi serviva il suo 'abortire missione', 'abortire missione', per farmi capire che dovevo restare tranquillo e non muovere nessun muscolo della mia faccia in modo strano o distorto che avrebbe calamitato l'attenzione dei giornali di gossip sull'astio che realmente c'era, ma che loro non dovevano sapere.

«Le competizioni tra calciatori esistono da anni. E sono competizioni, non rivalità, come lei le ha definite. Riguardano lo sport, sono amichevoli, e tali devono restare. Per noi è naturale scontrarsi in un premio o nell'altro, l'importante è prenderla alla leggera. Non hanno niente a che fare con l'essere rivali, non lo siamo.»

«Com'è stato il vostro primo incontro?» chiese un altro.

Stavo per caso raccontando una storia d'amore? Cazzo, che cosa c'era di interessante in quello?

«Sereno. Ci siamo stretti la mano, ci siamo scambiati un abbraccio e non vediamo l'ora di iniziare a lavorare insieme.»

Fui tentato di ridere solo per il modo in cui lo avevo detto. Forse avrei dovuto tentare la carriera da attore. Ero maledettamente bravo a fingere e dire stronzate, perché non c'era niente di più lontano e falso di quello che avevo appena detto.

«Kim Taehyung è un attaccante, lei è un attaccante ed è appena arrivato in squadra, il posto se lo deve guadagnare. C'è forse la possibilità, un giorno, di vedere le cose andare al contrario? Kim in panchina e lei come titolare?»

Winning your heart || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora