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Sayer

Manca solo una settimana al mio ventesimo compleanno e Grace, la piccola sedicenne ricattatrice che ho come unica amica, non smette di ripetermi che ubriacarsi e correre in strada a piedi nudi, non è un vero modo per festeggiare. Specialmente dopo i due arresti ricevuti ai miei precedenti compleanni.

È una guastafeste.

Nell'attesa e nel dubbio di come festeggiare il mio compleanno, devo ancora decidere se accettare l'invito di Grace alla festa che suo padre e i suoi soci stanno organizzando per l'inaugurazione di qualcosa della famiglia Warner. Ma so già che probabilmente andrò, perché quella sedicenne è bravissima a convincere chiunque a fare qualsiasi cosa per lei.

In questi ultimi cinque anni, dopo esserci conosciute nella stessa stanza di un ospedale, passiamo molto tempo insieme. Le mattine o le sere in cui lavora nella caffettiera mi presento lì per parlare con lei, nonostante le occhiatacce di Brittany Kelly e il sussurrare costante che si sente quando i clienti ci vedono insieme.

Lei dice di averci fatto l'abitudine, e anch'io ci ho fatto l'abitudine da molto tempo, ma non mi piace che parlino continuamente male anche di lei.

Il venerdì sera è la nostra serata, così viene a casa mia per guardare Le regole del delitto perfetto, mentre mangiamo delle pizze con una cassa di birra.

Dio, deve ringraziare di avere un'amica come me, che le permette di bere alcol gratis a soli sedici anni. Il sabato e la domenica sparisco completamente, non mi faccio sentire, vedere e non mando nessun messaggio.

Quei due giorni, sono i miei giorni.

Gregory ci ha fatto l'abitudine, e Grace non fa domande. L'adoro per questo. È una ragazzina un po' fuori di testa, ma simpatica e divertente. E non mi giudica, non mi obbliga a raccontarle il motivo per cui sono così. Non si aspetta spiegazioni sul perché odio mio padre e non frequento la mia famiglia.

Rispetta i miei molteplici segreti, e io rispetto il suo silenzio.

Siamo una coppia di amiche strana, bisogna ammetterlo.

Lei, un'adolescente senza una gamba che indossa sempre delle Vans basse bianche e nere, jeans larghi o salopette lunghe e larghe. Felpe (ovviamente larghe) o golfini colorati incastrati dentro i jeans. Da pochi giorni ha tagliato i capelli castani in un corto caschetto che le sfiora le spalle, e la fa assomigliare a una piccola fatina dei film Disney.

Una fatina inquietante.

Dopodiché ci sono io. Con i miei costosi jeans, pantaloni in pelle o magliette minuscole, vestiti vecchi che costano più soldi di quanto la maggior parte della gente guadagnerà mai in tutta la loro vita. E mi va bene bene così. Sono okay. Al verde, ma okay. La mia vita sta andando bene, insomma.

Fino a oggi, lunedì. Solitamente, il lunedì mattina spreco il tempo a riprendermi dalla sbronza della notte precedente, e Gregory lo sa. Ma ha ugualmente continuato a chiamarmi insistentemente, venti volte per la precisione, prima che mi decidessi di rispondere a quel dannato cellulare.

Sentire la sua voce di prima mattina è come subire un'operazione ai denti, senza anestesia. Fa fottutamente male.

Senza neanche domandarmi se stessi bene, mi ha chiesto di fare un accordo: disdirà la cena con Carson, a patto che io vada a prendere dei documenti dal suo ufficio. So benissimo che in quei documenti ci sono scritte delle sciocchezze, perché non permetterebbe mai che io mi avvicini a qualcosa di importante che appartiene a lui.

Ossigeno - Kolder // Saga Warner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora