Sayer
Mi chiudo in casa per quattro giorni, dopo la litigata con Kolder. La rabbia regna sovrana su di me, insieme a un dolore vivo che annego nella vodka. Il quarto giorno, rassetto il mio appartamento da cima a fondo. Butto le vecchie scatole, butto le bottigliette vuote di shampoo e il dentifricio finito. Sistemo il soggiorno e la cucina, pulisco entrambe le stanze con la candeggina e accendo una candela profumata alla ciliegia. Io odio la ciliegia. Ma tanto vale continuare a vivere nell'odio.
È quello che faccio da anni.
Butto lo spazzolino che ho comprato per Kolder. E mi arrabbio per averlo buttato. E poi mi arrabbio perché mi sono arrabbiata. E dopo spacco un bicchiere perché mi sono arrabbiata di essermi arrabbiata per essermi arrabbiata per lo spazzolino.
Un. Fottutissimo. Circolo. Vizioso.
Rabbia. Dolore. Odio. Vendetta.
Tutte le emozioni si sono intrecciate tra loro. E hanno perso il loro senso.
Butto con forza i cocci del bicchiere rotto, e mi taglio quando sento bussare alla porta. Fingo di non sentirlo, come fingo di non essere pazza o di non avere alle spalle un enorme valigia trasbordante di problemi. Continuo a pulire con il rumore di colpi in sottofondo e metto un cerotto nel dito sanguinante. E dopodiché mi arrabbio ancora perché, che cazzo, questa è casa mia e non riesco a godermi il silenzio.
Vado alla porta che spalanco, con gli occhi stretti e la mandibola serrata. La rabbia svanisce quando incrocio gli occhi neri di Trevor, e la sua mano in aria chiusa a pugno, pronta a battere sulla porta.
«Trevor?».
Non gli ho mai rivelato dove vivo.
Sospira, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni in tessuto blu notte.
«Posso entrare?».
Un sonoro e secco no danza sulla punta della mia lingua, ma dinanzi al suo sguardo gentile e speranzoso, mi rifiuto di comportarmi da stronza. Mi scosto, invitandolo dentro. Chiudo gli occhi, richiudendo la porta. Sfrego le mani prima di stringermi i gomiti, avviandomi sulla poltrona.
«Come ha saputo dove vivo?».
«La tua amica, Grace. Mi sono ricordato che durante una seduta hai nominato una caffetteria in centro in cui lavora, così sono andata a trovarla».
Il senso di colpa mi invade a sentire il suo nome, perché evito nuovamente Grace. Cristo. Sono un'amica pessima. E mi odio per esserlo. E mi arrabbio ancora. Dannazione. Lui si siede nel divano. Incatena lo sguardo nero nel mio grigio.
«Mi ha detto della morte di tua madre».
Dio, no. Ti prego, non anche tu.
Mi mordo la lingua. Non voglio parlare di mia madre, o di mio padre. Non voglio parlare di niente. Ma la gente vuole continuamente che io parli.
Be', vaffanculo. Non sempre si può avere ciò che si vuole.
«D'accordo. È tutto?».
Mi osserva da sotto le palpebre.
«Non vuoi parlarne?».
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Ossigeno - Kolder // Saga Warner
RomanceSayer Bailey non ha più niente per cui vivere e niente da perdere. Distruggere l'uomo che l'ha messa al mondo, per poi rovinarle l'intera esistenza, è l'unico pensiero che la fa andare avanti, mantenendola sveglia la notte. Persa la fiducia e la spe...