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Sayer

Vomiterò. Sono sicura che lo farò. La cosa più imbarazzante, è che vomiterò davanti al miglior avvocato penalista del paese. Seduta sulla poltroncina del mio piccolo salotto, Stephanie Jackson beve il bicchiere d'acqua che le ho offerto quando è entrata in casa mia, venti minuti fa.

Grazie al cielo ho comportato delle bottigliette d'acqua proprio questa mattina, o avrei dovuto offrirle l'acqua del rubinetto. Io bevo quella, per risparmiare. Non sono ricca come voglio far credere, ecco.

Stephanie mi guarda con i suoi grandi occhi scuri truccati di nero, e mentalmente maledico Trevor per avermi convinta a parlare con un avvocato, dopo avergli raccontato della litigata con mio padre alla Warner Enterprise.

Provaci. Raccontale il tuo caso, domandandole cosa potresti fare.

Mentre io blateravo a macchinetta imprecazione su Gregory, Trevor è stato così convincente con le sue paroline dolci, da riuscire a convincermi di chiedere un favore a Grace per avere il numero dell'avvocato Jackson, tramite la sua amicizia con i Warner, e chiederle un incontro. Ho sentito il pentimento del mio gesto il secondo dopo in cui ho interrotto la chiamata con l'avvocato Jackson. E averla davanti agli occhi, mi fa pentire di aver conosciuto Trevor Walker in quel bar di ubriaconi.

«Dunque, Sayer. Ti chiami Sayer? Giusto?».

L'avvocato conosce il mio nome.

Gliel'hai detto tu, sciocca.

«Sì. Mi chiamo Sayer».

Lei annuisce, facendo oscillare i suoi bellissimi capelli neri legati in una coda.

«D'accordo, Sayer. Sei stata un po' vaga al telefono. Raccontami un po' di te, come posso aiutarti?».

Io non voglio raccontarle un bel niente. Niente. Ma forse il mio terapista ha ragione. Forse devo iniziare a privare i mostri del mio ossigeno, a sporcarmi le mani per risalire dalla fossa.

Tamburello le dita sul mio ginocchio scoperto dalla gonna in jeans che indosso, dinanzi al suo sorriso gentile. Stephanie Jackson è troppo seria e accomodante. E non sono sicura che mi vada bene.

«Okay. Come le ho già detto al telefono, ho subito un... abuso, sessuale».

«Sì, lo ricordo. E dammi del tu».

Se solo il suo amico Kolder fosse gentile come lei.

«Va bene. A proposito di quello che ti ho detto, vorrei sapere cosa ne pensi»

Stephanie si muove nella poltrona, accavallando le gambe con eleganza. Ha delle dita sottili, e una fede dorata all'anulare. Wow. È sposata? So attraverso i giornali che ha una figlia di pochi anni, ma un compagno no, figuriamoci un marito. Io mi interrogo sul suo improvviso matrimonio, e lei pensa al mio caso. Assurdo come le persone parlino della stessa cosa nello stesso momento, ma si concentrino su tutt'altro.

«Be', parto con il dirti che dovrei sapere più o meno tutto. Quando è successo, come, di che tipo di abuso sessuale parliamo? È successo una volta? Più volte? Dove? Eri minorenne? Qualcuno conosce la storia? Ci sono testimoni? E, se vorrai dirmelo, chi è stato. Sempre se conosci la sua identità».

Ossigeno - Kolder // Saga Warner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora