19. Controcorrente

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«Pensi di aver fatto la scelta giusta?»

Apro con un calcio la porta di casa dal momento che ho entrambe le mani occupate dalle buste della spesa e un orecchio dolente a causa della lunga conversazione con Hope, che va avanti da quando sono entrata nel supermercato.

«Sì, Hope» entro dentro cercando di mantenere l'equilibrio neanche io so come.
«Penso sia meglio così. Non ho voglia di perdere altro tempo»

Dall'altro capo del telefono, la mia amica emette un cenno di assenso e, anche se non posso vederla, so che se ne sta seduta nel mezzo del suo letto con aria pensante.

«Non ho più intenzione di rincorrere Aiden» continuo, lasciando cadere le buste sul parquet e le chiavi di casa nel portaoggetti

«Se non è in grado di affrontare i suoi problemi figuriamoci gestire una relazione in cui pretendo una certa stabilità.»

Tolgo il giubbotto velocemente, e lo appendo in cima all'appendiabiti, accorgendomi di sfuggita dell'impermeabile che utilizza mia madre e capisco che è tornata a casa prima del previsto.

«Ciao mamma!» urlo dall'ingresso, «Sono a casa»

Lei non mi risponde, quindi scrollo le spalle e mi dirigo di sopra per togliermi i vestiti e indossare una tuta comoda.

«Hai fatto bene» risponde Hope, «Lì fuori ci sono un sacco di ragazzi fighi che ti aspettano»

Ascolto Hope senza farlo davvero, perché non mi dice nulla di nuovo.

È la solita battuta che la mia amica tira fuori quando con un ragazzo va tutto a monte. Slego i capelli e ci passo le dita per sciogliere qualche groppo, mentre sfilo le scarpe aiutandomi con i piedi lasciandole in un angolo probabilmente fino a quando non dovrò utilizzarle di nuovo.

«A proposito, penso proprio che dovremmo organizzare un'uscita questo weekend» esulta entusiasta, «Potremmo tornare al the room»

Al solo pronunciare quel nome, mi viene la nausea.

«Hope, ti ricordo che è proprio al the room che ho incontrato Aiden» borbotto, «è sicuramente uno dei posti che frequenta maggiormente. Per non parlare del fatto che l'ultima volta c'era anche quel pazzo di Travis» ricordo con una risata nervosa, mentre con un tonfo mi siedo sul letto.

«Hai ragione» sbuffa, non accettando l'idea di doversi arrendere, «Dobbiamo cercare un altro posto in cui trascorrere il fine settimana. Farò qualche ricerca»

«Sì, anche io devo proseguire con la mia» ammetto arrendevole.

«Ancora non hai trovato un lavoro decente?»

«Per ora ho preso in considerazione solo quel fast food in periferia»

Un posto davvero rivoltante, il cui odore mi ricorda tantissimo quello della carne putrefatta, ma se voglio sopravvivere devo accontentarmi, dal momento che la paga non è poi così male.

«Ma è a mezz'ora di distanza da Ocean Park» mi rammenta la mia migliore amica.

«Lo so, Hope, ma devo farlo se voglio che la mia bugia regga. Manca poco al matrimonio e mi faranno sicuramente un sacco di domande».

Il silenzio che giunge dall'altro capo del telefono mi suggerisce che la mia amica sostiene la mia stessa ipotesi.

«Vedrai che troveremo un'alternativa» dice soltanto, prima di cambiare argomento.




Poco più tardi scendo in cucina dove so di trovare mia madre probabilmente intenta a preparare il pranzo perché sento un buon profumo. Seguo l'odore con l'acquolina in bocca e quando sono in prossimità della cucina, noto con piacere che ha appena sfornato l'arrosto di tacchino.

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