6. L'amore fa schifo.

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Metto a fuoco la figura davanti ai miei occhi, credo di avere le allucinazioni, per cui sono costretta ad aprire e chiudere più volte le palpebre, ma mi rendo conto che ciò che vedo non è solo frutto del mio cervello. Quella che vedo è chiaramente la realtà, una bruttissima realtà.

Cioè, in realtà è più bella di quanto mi aspettassi, ma considerando che conosco il soggetto, automaticamente l'aspetto esteriore passa in secondo piano.

La persona che ho davanti non è Aiden e su questo non ci sono dubbi, neanche lontanamente. Il problema è che la conosco ugualmente, e credetemi, non è per nulla rassicurante.

Riconosco i suoi capelli corvini e folti, riconosco gli occhi, quegli occhi che non riesco a descrivere...così misteriosi quanto belli, e la fronte perennemente imbronciata. Mi ricordo delle sue spalle larghe e del suo profumo mascolino.

È lui.

Travis Carter.

Come ci sono finita qui? Sicuramente devo essermi sbagliata, non ci sono altre spiegazioni. Questo quartiere è grande, immenso e perdersi può risultare davvero molto facile. Mason deve aver sbagliato ad inserire sul navigatore l'indirizzo che mi ha inviato Aiden sul cellulare e se non mi sbrigo a cercare quello giusto, rischio di far tardi.

Non riesco a dire nulla, sono soltanto perplessa e forse questo fa divertire Travis perché sorride sghembo. Forse crede che io sia venuta qui per lui, perché uno esuberante come Travis Carter mi ha da subito dato questa impressione: crede di essere il centro del mondo solamente per il suo fascino. Deve essere per forza così, perché conta troppo sul fatto che io non stia dicendo praticamente una parola per credere che il motivo sia lui.

Ne sono quasi certa, glielo leggo in faccia.

Ma si sbaglia, è stato solo uno stupido errore di battitura su google maps.

Sto per dire qualcosa per chiarire la questione, ma Travis mi precede, distillando ogni mio dubbio.

«Quindi devi essere tu Amanda»

Mi chiedo come faccia a sapere il mio nome, e per qualche assurdo motivo questa cosa mi sciocca ancora più del fatto che io sia qui anziché a casa di Aiden.

«Credo di...di aver sbagliato», dico, sospesa tra l'imbarazzo e la titubanza.

Adesso come faccio a capire da che parte andare? Non conosco per niente questo quartiere. Spero solo non sia troppo lontano da qui.

In effetti dovevo pensarci sin dal primo istante che ho messo piede qui, Aiden non potrebbe mai vivere in una casa come questa, all'apparenza inquietante. Ma adesso che conosco il proprietario capisco che è lui ad averla resa così. Aiden invece è molto più umile, sia esteticamente che per quel poco che sono riuscita a scorgere del suo carattere, dei suoi modi di porsi con gli altri, anche con gli sconosciuti.

Mi volto di spalle, pronta a lasciare questo paradiso terreno. Mi stavo già abituando all'idea di avere un fidanzato che abita in un vero e proprio reame, perché questa casa lo sembra davvero. Ma la mia favola finisce qua. Per fortuna.

«Non hai sbagliato», dice non appena mi incammino. Inchiodo i piedi sull'asfalto e mi volto lentamente.

«Come, scusa?»

I suoi occhi mi guardano assolti, ma non riesco proprio a capire per quale motivo.

«Non ti sei sbagliata», ripete, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni neri e guardandomi con risolutezza, «la persona che stai cercando è proprio qui»

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