Tutta colpa delle Favole.

10. Ora, più che mai, sei vulnerabile.

Ho avuto un crollo emotivo. Non mi capita quasi mai.

C'è stato solo un periodo in cui sembrava fossi precipitata nell'abisso più profondo. Avevo appena scoperto che Axel e Hazel erano...amanti, anche se non mi è mai piaciuto definirli così. Perché era come infilare il dito nella piaga ogni volta che ripetevo quella parola.

Preferisco definirli più che amici, anche se prima di stare insieme, non lo sono mai stati davvero.

È un modo per sentire meno male, piuttosto che ammettere la dura realtà.

All'inizio ho pianto per settimane, per mesi. Cercavo di non stare mai da sola, ma sempre in compagnia dei miei amici, gli unici in grado di farmi distrarre davvero. In particolare, una sera ho voluto che Daren dormisse con me, che mi tenesse stretta e mi raccontasse qualcosa di bello finché non mi sarei addormentata. E l'ha fatto davvero.

Forse è da quella notte che ho iniziato a reagire, a smettere di chiudermi in casa solo per paura di incontrarli mano nella mano, alla luce del sole, mentre vivevano serenamente la loro storia d'amore.

Proprio come se io non fossi mai esistita.

Adesso non so perché sia successo, cosa esattamente mi abbia portata al limite. Però l'ho raggiunto, l'ho superato ed è stato devastante.

Tornata a casa, mi ero messa subito all'opera per preparare la famosa cheesecake al cioccolato, immancabile durante gli eventi che da sempre celebriamo in famiglia. Me ne stavo tranquilla a mettere insieme gli ingredienti per realizzare la crema, quando sono stata travolta in pieno da un vortice di emozioni. Ora non ricordo quante ne fossero, e soprattutto quali. So soltanto che in preda alla rabbia ho buttato tutto.

Ero completamente fuori di me.

Così, ho chiamato Hope sull'orlo di una crisi di pianto. Inutile dire che si è precipitata da me seduta stante. La mia migliore amica non mi ha neppure chiesto spiegazioni, sapeva benissimo cosa stava accadendo. Semplicemente ci siamo messe a sedere ed io sono rimasta in silenzio mentre lei mi teneva la testa sulle gambe, e mi accarezzava i capelli come avrebbe fatto mia madre, se non fosse stata a lavoro, in quel preciso momento.

Dopodiché, abbiamo parlato, tanto. E nonostante per Hope sia una follia che io partecipi a quella stupida cena, mi ha supportata affinché non mollassi. Sta proprio qui la sua estrema intelligenza: spingermi a fare la cosa giusta anche se preferirebbe che facessi il contrario. Nonostante sappia che adesso, fare la cosa giusta, mi faccia male da morire.

Grazie al suo supporto, dopo un paio di ore ero di nuovo in piedi davanti ai fornelli, a ricominciare tutto da capo, ovviamente con il suo prezioso aiuto. Abbiamo preparato insieme la cheesecake e dopo ci siamo messe a guardare la nostra serie tv preferita. Ed Hope è ancora qui, che bazzica in giro per la mia camera leggendo un articolo sulle nuove tendenze. La mia amica ne è ossessionata così tanto che riportarla sul pianeta terra diventa quasi una missione.

Nel mentre io ho fatto una doccia calda e ho lavato bene i capelli, perché se c'è una cosa che mi fa stare meglio in queste giornate è ritagliarmi del tempo per me, anche soltanto fare una maschera mi aiuta un sacco.

Mancano soltanto un paio di ore ed io ho così poca voglia che non so neanche cosa mettere per l'occasione. Di solito scelgo l'outfit con qualche giorno di anticipo perché non ci sto più nella pelle, questo genere di feste mi mette sempre di buon umore. Ma diciamo che sono le circostanze ad aver rovinato un po' tutto quell'entusiasmo, che avrei sicuramente provato una volta.

Con i capelli ancora bagnati e addosso soltanto l'accappatoio, spalanco le ante dell'armadio. Ultimamente la situazione è sempre la stessa: resto a fissare il vuoto perché non c'è nulla di interessante. «Dovevo immaginarlo che non ci fosse qualcosa di adeguato per questa sera», sbuffo, richiudendo l'armadio e poggiandoci la schiena contro.