20. Scelte sbagliate

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Giovedì mattina di una settimana terribile ed io ho deciso di buttare ulteriore benzina cosi tanta benzina sul fuoco che mi sono ritrovata finita direttamente all'inferno.

In questo momento darei la mia stessa vita per essere altrove piuttosto che seduta sulla bellissima poltrona nera rilegata in pelle di Travis Carter.

Però una cosa devo dirla. È la poltrona più comoda del mondo.

A detta sua, questa è l'unica stanza della villa in cui riesce a trovare un minimo di pace ed effettivamente sembra un posto molto confortevole, ma lui riesce comunque a rendere qualsiasi spazio un vero e proprio ring, sul quale battersi in un acceso duello dal quale vuole uscirne l'unico e solo vincitore.

Il fatto che in questo momento non sembra avere alcuna intenzione di scontrarsi con la sottoscritta mi ha lasciata per un attimo interdetta, perché ho intuito che nel suo studio non vi può accedere nessuno se non sotto la sua stretta supervisione.

Mi sento una privilegiata.

Se mi guardo attorno, posso confermare che sì, questo posto lo rispecchia perfettamente. Oltre alla scrivania in mogano ricoperta da scartoffie di ogni tipo e oggetti vari, c'è anche una zona in cui probabilmente si schiarisce le idee, forse ubriacandosi con gli alcolici che tiene sul tavolo basso per poi finire con il fare un pisolino su quel divano enorme. In fondo alla stanza c'è anche un soppalco a cui si accede tramite una scala stretta, su cui sono disposte varie librerie alte piene zeppe di libri.

Sicuramente, il mio angolo preferito.

«Appena hai finito la tua analisi, fammi un cenno».

La voce di Travis mi riporta sulla terra, ricordandomi improvvisamente il motivo per cui sono venuta qui.

Mi scruta con aria curiosa puntando i gomiti sulla scrivania e i pugni chiusi a sostenergli il mento. Mi servo di tutto il mio fiato per prendere un respiro e mi sistemo meglio sulla poltrona, di fronte a lui.

«Perché improvvisamente hai cambiato idea?» domanda curioso, «Mi sembrava di averti sentito dire che non volevi avere nulla a che fare con me»

Travis è l'ultima persona al mondo a cui racconterei i miei problemi, specie se sono di tipo economico. Non voglio la sua commiserazione, né tantomeno spingerlo a fare beneficenza. Quindi, c'è un solo modo per deviare il discorso.

Mentire.

«Ho pensato molto bene alla tua proposta», inizio, guardandolo negli occhi e cercando di essere il più credibile possibile. «Non è la migliore delle offerte, ma neanche la peggiore. Voglio dire, ho fatto diversi colloqui e ammetto che preferisco avere Travis Carter tra i piedi piuttosto che prendere le mance dai camionisti unti di grasso»

La parte in cui gli dico che questo lavoro è il meno peggiore non l'ho inventata, ma che io preferisca Travis Carter ad un camionista insomma, non è proprio la verità. Non sapendo a cosa mi riferisco con esattezza, Travis prova a spiegarsi l'ultima parte senza venirne a capo, però io non lo delucido perché sarebbe un motivo in più per fargli credere che ho accettato soltanto perché sono messa davvero male.

«Sono stupito», dice dopo una breve riflessione, prima di mettersi in piedi e iniziare a fare andirivieni. «Qualche giorno fa mi hai fatto la morale, vantandoti dei tuoi valori imprescindibili»

Sicura che Travis stia per farmi una morale degna di mio padre, mi preparo mentalmente ad affrontarlo, ma lui ci mette un po' prima di proseguire. Forse per fare un po' di chiarezza, si versa uno dei liquori in un bicchiere di cristallo.

Io se bevessi sarei solamente più confusa di quanto lo sono realmente, anche da sobria.

Infilando una mano nei suoi pantaloni, si incammina verso la finestra iniziando a sorseggiare il liquido trasparente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13 ⏰

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