13. Ognuno ha qualcosa da nascondere

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Svegliarsi a casa di Hope è come venire catapultati in una realtà virtuale, sebbene per lei non sia nulla di così speciale, io trovo letteralmente affascinante anche solo il fatto che abbia una cabina armadio grande quanto la mia stanza.

Ogni cosa è perfettamente in ordine. Anche il letto è già stato rifatto dalla loro domestica.

Tutto intorno a me ha un senso logico, a partire dalla pittura delle pareti: nulla è stato lasciato al caso. I colori sono stati accostati per stare bene insieme e anche gli arredi sono stati scelti con lo stesso criterio. Non c'è nulla che stoni, nulla che sia fuori posto. L'unica cosa probabilmente ad essere fuori luogo sono io.

Ci penso osservando i quadri disposti simmetricamente sulla parete, mentre attendo che Hope finisca di fare la doccia.

Vorrei che tutto quest'ordine prendesse spazio anche nella mia mente. Invece, purtroppo, c'è solo moltissima confusione. Tutta la mia vita è un totale caos.

«Allora?»

La voce di Hope arriva alle mie spalle improvvisamente, facendomi sobbalzare.

«Credi che verrà a prenderti questa volta?», chiede in trepidazione, mentre avvolge i capelli in un telo bianco con una certa dimestichezza.

«Certo», rispondo senza riflettere, «Perché non dovrebbe?»

«Insomma», la sua attenzione è rivolta esclusivamente al suo guardaroba, che si apre rivelando praticamente un intero negozio di abbigliamento, «la prima volta che vi siete visti, è stato Mason ad accompagnarti da lui», entra nella cabina sapendo molto bene dove trovare quello che cerca, «la seconda volta, invece, ti ha dato buca»

Sbuffo sonoramente al sentirle ripetere per l'ennesima volta la stessa cosa, «Non mi ha dato buca, Hope. Ha semplicemente avuto un contrattempo»

Ma so che ogni tentativo di spiegarle il mio punto di vista sarà vano, per cui mi metto a sedere sul bordo del letto e attendo pazientemente che finisca il discorso.

«Sì, chiamalo come vuoi», fa capolino nella stanza, mostrandomi uno dei suoi sorrisi di circostanza. Ha un espressione decisa, come se fosse assolutamente certa di quel che sta per dire, come se ne avesse le prove, «ma credo che il tuo amico debba un po' riguardare le sue tecniche di approccio»

«Che ti prende, Hope?», domando scettica, «Fino a ieri tifavi per lui»

«Non ho smesso di farlo», mi contraddice mentre tenta di infilarsi la gonna stando su una gamba, «semplicemente fino ad adesso non ha fatto nulla per guadagnarsi la mia stima»

«E da quando deve guadagnarsi la tua stima?»

«Da quando ho capito che non ci sa fare con le donne», risponde con fermezza, infilando il suo golfino, «è così privo di fantasia, così inesperto.»

«Questo non puoi saperlo», lo difendo.

«Hai ragione», scandisce bene mentre si avvicina allo specchio. Si guarda attentamente, poi marca la sua ruga d'espressione con l'indice, come se ne andasse fiera. «Probabilmente mi sbaglio, e me lo auguro», si scioglie i capelli, domandoli con le dita, «per te, intendo», conclude, voltando il viso verso di me.

«Ho come l'impressione che tu abbia cambiato idea su Aiden», le spiego, «Come mai?»

«Non ho cambiato idea», mi corregge, «ho solo una sensazione, e di solito...», si prende qualche secondo in più, che impegna per infilare i suoi anfibi, «le mie sensazioni non si sbagliano mai»

Okay. Onestamente non voglio darle ascolto, non con l'obiettivo di farmi influenzare dalle sue parole. Mi darà il tormento con questa storia, per cui voglio sperare che le cose vadano bene, così le dimostrerò che si sta sbagliando.

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