2. Sogni infranti e gin tonic.

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IL CAPITOLO DEVE ESSERE REVISIONATO!
Quel giorno chiaramente non riuscì ad arrivare in tempo per sostenere il colloquio con la direttrice della famosa agenzia.

Pensai che forse era stato meglio così. D'altronde non avrebbero mai potuto assumere una come me. Io che volevo solo frequentare il college, ma che prima avevo bisogno di mettere qualcosa da parte.

Così, all'età di diciotto anni inizii a lavorare in un piccolo negozio in periferia. Doveva essere una cosa momentanea, giusto il tempo di incassare la quota d'iscrizione.
Poi mi accorsi che lavorare non era poi così male, guadagnavo bene e avevo metà delle giornate libere da dedicare a me stessa.

Trascorsi pochi mesi in quel negozio piccolo e trasandato, finché non fui assunta da un'agenzia che si occupava di organizzare matrimoni. Bello, vero?
Il problema è che ero una semplice centralinista: prendevo gli appuntamenti, segnavo le richieste e stampavo preventivi.

Avrei tanto voluto essere dall'altra parte dell' atelier, aiutare le future spose a scegliere non solo l'abito del loro grande giorno, ma anche tutto il resto. Però, dall'altra parte, sapevo anche che avrei dovuto quanto meno avere una certa formazione o esperienza. Ed io fino a quel momento avevo solo spolverato scaffali e sistemato ampolle di ceramica.

Quando qualche anno dopo, decisero di ingrandire il settore, credetti davvero che quello sarebbe stato il momento della svolta, per tutti. Anche per me.
Invece, inaspettatamente, il proprietario finì per dichiarare fallimento. Da un giorno all'altro, il suo sogno — ed anche il mio — venne infranto.

Trascorsi mesi e mesi alla ricerca di una nuova agenzia, ma l'unica che trovai era dall'altra parte della California e gli affitti degli appartamenti erano decisamente troppo elevati per poter rientrare con le spese.

Finché, quell'annuncio scovato per caso non mi sembrò essere un segno del destino. Dopo una serie di ricerche scoprì che era una delle più importanti aziende e che ambiva ad ampliarsi anche in Germania. Anche se puntavo a diventare la wedding planner di riferimento per la Fletcher, sapevo che avrei dovuto aspettare anni prima di diventarlo.

Il piano era il seguente: la Fletcher cercava un'assistente per la responsabile degli eventi, ed io ero perfetta per quel ruolo. Dovevo prima guadagnarmi la loro fiducia e poi, avrebbero visto le mie doti nel settore e mi avrebbero dato finalmente quell'opportunità.
Solo così sarei passata dall'organizzare appuntamenti ad occuparmi in prima persona dell'evento, perché sapevo di meritarlo: avevo studiato personalmente, partecipato a corsi online ed ero informata su ogni cosa.

E invece quella mattina che avevo atteso persino più del giorno del mio diploma, il sogno si infranse una seconda volta. Avevo perso un'occasione e con essa anche la voglia di cercare altrove. Sul loro sito era sparito l'annuncio ed io pensai che avessero trovato qualcuna più in gamba di me.

Così, mi ritrovo oggi a cercare qualcos'altro solo perché odio con tutta me stessa dover dipendere da mio padre, ma a parte un posto come lavandaia in una piccola lavanderia o come barista al vecchio rifugio, non c'è molto che possa soddisfare le mie esigenze.

È stata tutta colpa di quel cazzone con gli occhi più belli dell'universo che ha deciso di finire proprio sotto la mia auto, costringendomi a prestargli soccorso. Non avevo calcolato che mi avrebbe lasciata da sola nel bel mezzo di un ospedale sconosciuto, dopo avermi fatto perdere una delle occasioni più importanti della mia vita, che difficilmente mi ricapiterà.

Ringraziando Google maps, sono tornata a casa viva e vegeta comunque.

Mentre scorgo il medesimo sito web, sento Hope continuare a farfugliare qualcosa tra se e se. Quando fa così è decisamente sull'orlo di una crisi di nervi perché come tutti i venerdì sera non sa cosa indossare. Fruga nell'armadio e allo stesso tempo ribadisce che ho sbagliato a non chiedere il numero a Travis.

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