La vita è un continuo susseguirsi di emozioni, è come se fossimo su una giostra che gira, non sappiamo cosa potrebbe accaderci fino a quando quella stessa giostra non si ferma. Ecco, la mia giostra era completamente bloccata , anzi forse ero io completamente bloccata. Era passato già un mese da quel giorno, ma per me era come se fosse ieri. Ricordo ogni dettaglio, il vestito bianco, il mio sorriso, l'ansia nello stomaco , e i mille preparativi fatti insieme al mio ormai ex ragazzo. Già , dovevo sposarmi, e pronunciare quel fatidico "SI" dopo tre anni di fidanzamento. Ero sempre stata la brava ragazza della porta accanto, quella fatta un po' all'antica, e che credeva ancora nel simbolo del matrimonio. Le mie coetanee non pensavano affatto al matrimonio, pensavano a divertirsi come è giusto che sia. Sono cresciuta con i nonni, purtroppo avevo perso i miei genitori in un incidente stradale quando avevo soltanto 15 anni.
FLASHBACK
"Giacomo, vuoi tu prendere la qui presente Valentina Torrisi, come tua legittima sposa, e amarla e onorarla finché morte non vi separi?" Chiese il prete. Il mio cuore per poco non usciva dal petto per l'agitazione, lui era bellissimo, dentro il suo abito stirato con cura, i suoi capelli chiari erano sistemati alla perfezione, e aveva degli occhi verdi in cui ci si poteva perdere. Cercavo il suo sguardo ma il suo non cercava più il mio, era distante, non fisicamente, ma mentalmente. Passarono pochi minuti e il prete rifece la domanda, Giacomo aveva gli occhi puntati verso il pavimento, sentivo il fruscio delle voci preoccupate dei nostri amici e famigliari più stretti, ad un certo punto la sua voce spezzò il silenzio, i suoi occhi spenti guardarono i miei, finalmente prese parola, ma lo fece solo per congedarmi con un "Scusa, ma non posso". Il mio cuore perse battiti, in fretta e furia mi voltai vedendo la sua figura farsi sempre più lontana.
FINE FLASHBACK.
Quella frase mi rimbombava dentro la testa ogni minuto. Mi passai le mani tra i capelli frustata, e all'improvviso il suono insistente del campanello di casa richiamò la mia attenzione. Titubante mi alzai dal divano, e con passo lento mi avvicinai verso la porta, chi poteva essere? Nell'ultimo periodo avevo rifiutato qualsiasi contatto con i miei amici, non perché non gli volessi bene o altro , ma semplicemente perché volevo stare sola. "Se non apri sta porta te la sfondo valentí" sorrisi lievemente, quel accento romano che avrei riconosciuto tra mille. Aprii di scatto la porta, gli feci segno di entrare, con sé aveva un grosso bustone nero, non so cosa contenesse. Dopo che Mattia lo ebbe appoggiato sul pavimento si sedette sul divano e si accese una sigaretta.
"Piccolè ma che fine hai fatto? Non rispondi alle chiamate, ai messaggi, non apri la porta, non ti fai più vedere in giro, siamo tutti preoccupati, e io non riesco a stare con le mani in mano. Ci tengo a te."
Disse quelle parole tutte d'un fiato, e mi fecero piacere. Mi sedetti accanto a lui, scoppiai a piangere, e Mattia mi abbracciò forte.
"Ci sono io ora, madonna mia se becco a quel testa de cazzo je rompo il culo." Disse acidamente sciogliendosi dal nostro abbraccio, tant'è che mi fece ridere.
Ed è proprio questo di cui ho bisogno, di persone che mi facciano ridere, quando nulla sembra andar nel verso giusto.
"Mi sei mancato tu e il tuo accento romano." Dissi timidamente. Mattia scoppiò a ridere e spense la sigaretta sul posacenere ormai pieno che mi ero dimenticata di svuotare. La casa era un casino, ed io altrettanto, l'avevo capito ancora di più dagli sguardi compassionevoli di Mattia. "Vale è arrivato il momento di cambiare, volta pagina e ricomincia." Mi disse sicuro, "Non è così semplice farlo da un giorno all'altro." Risposi amareggiata, lui sbuffò e mi mise le mani sulle spalle.
"E cosa hai intenzione di fare? Continuare a stare rinchiusa a casa senza voler vedere nessuno?! Non esiste proprio, da oggi si cambia musica." Era veramente incazzato, e non aveva tutti i torti. Lui si alzò, e lo vidi avviarsi velocemente verso camera mia portandosi quel bustone con sé. Rimasi lì impalata, sentivo un casino allucinante, e preoccupata andai in camera. La scena che mi si presentò davanti mi fece morire dal ridere, Mattia intento a farmi la valigia. Incrociai le braccia e mi appoggiai sullo stipite della porta, "Mattia, in arte Briga, ormai rapper affermato, cosa staresti facendo?"'chiesi sarcasticamente, lui si fermò. "La valigia, non vedi?" Rispose con noncuranza continuando a fare quello che stava facendo. "Capitan ovvio questo l'avevo visto anche io." Scoppiai a ridere e mi avvicinai , la sua risata forte si unì alla mia, "Mi è sicuramente sfuggito un particolare oppure amici ti ha finito di rincoglionire" dissi con tono sarcastico. Mattia chiuse la valigia strofinandosi i palmi delle mani, si sedette sul mio letto e mi fece segno di sedermi accanto a lui, e così feci. "Allora, Piccolè la valigia te l'ho fatta, mancano solamente tutte quelle stronzate da donna che aggiungerai tu. Entro stasera ti voglio a casa mia, e lasci immediatamente questo appartamento." disse convinto alzandosi dal letto, scoppiai a ridere, divertita più che mai, se era così sicuro di riuscire a convincermi si sbagliava di grosso. "Mi sa che ci avevo preso, amici ti ha fatto rincoglionire." Risi soltanto io, e dedotti dalla sua espressione seria che ciò che aveva appena detto non era uno dei suoi soliti scherzi, perciò tornai seria. "Tu sei pazzo, non se ne parla", gli dissi uscendo dalla mia camera, e lui mi seguì, "Allora non hai capito, TU.OGGI.A.CASA.MIA ovvero abbandona sta casa de merda." Disse scandendo bene le parole, "Ah, dimenticavo," lo vidi scavare dentro le tasche dei suoi jeans, tolse fuori un volantino e me lo porse. Lo lessi svogliatamente, le uniche tre parole che lessi furono Le scimmie, The Kolors, le 22:00.
"Buon divertimento." Glielo riconsegnai, e con indifferenza mi sedetti sul divano, afferrai il telecomando e accesi la Tv. Iniziai a guardare un qualsiasi programma che stavano trasmettendo. Mattia mi lasciò il volantino, e si incamminò verso la porta di ingresso, appoggiò la mano sulla maniglia e si voltò, ma prima di uscire disse, "alle 22:00 ti passo a prendere. Mi raccomando valentí, ci sono dei miei amici che faranno serata e spaccano de brutto", Disse con tono convincente. Spostai lo sguardo dalla TV, e l'unica frase che gli lasciai fu un "Ci penserò." Spostai nuovamente lo sguardo e sentii la porta chiudersi, segno che Mattia era andato. Mi alzai e ripresi tra le mani il volantino, questa volta lo guardai con interesse, e convinta dall'insistenza di Mattia pensai che forse era ora di ricominciare a vivere.
•CIAO RAGAZZE :) SONO TORNATA CON UNA NUOVA FANFICTION, QUESTA VOLTA SU STASH E COMPANY ;) È SOLO IL PRIMO CAPITOLO, GIUSTO PER AVERE UN PRIMO ASSAGGIO, SPERO VI SUSCITI QUEL MINIMO DI INTERESSE, UN BACIO•
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• The kolors eyes •
FanfictionValentina ha lasciato Roma per Milano, si è creata molte barriere per paura di soffrire e non si lascia coinvolgere in storie troppo serie. Stash , frontman dei The kolors ha un passato turbolento , molta amarezza e alcuni conti in sospeso...