Chapter Seven.

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POV Stash

Feci oscillare il ghiaccio nel bicchiere e buttai giù un sorso avido, lasciando all'alcol il compito di calmare quel fastidioso senso di irritazione al ricordo della telefonata che avevo udito per caso prima di uscire di casa.

Ciao, Vale. Ma certo. Possiamo vederci alle tre.

Valentina.

Quel nome, pronunciato da Alex, era stata una stilettata nello stomaco ogni dannata singola volta.

Potevo quasi vederli. Cena a lume di candela. Passeggiate mano nella mano. Morbidi coniglietti e nuvolette rosa. Unicorni e arcobaleni.

Non esattamente quello che avrei potuto offrire io.

E comunque, non capivo perché diavolo ci stessi ancora pensando. Avevo ben altre cose di cui preoccuparmi per poter permettere a una ragazza che conoscevo a malapena di friggermi il cervello con questa facilità.

"Sei in ritardo" dissi senza alzare lo sguardo quando lo sentii prendere posto accanto a me a quel bancone del bar.

"Avevo da fare" ribatté asciutto.

"Sempre incazzato per quella storia di Valentina, Mattì?" cercai di smuoverlo con un buffetto sul braccio che, se possibile, lo fece diventare ancora più nero. "Guarda che l'ho mandata a nanna dopo un casto bacio della buonanotte sulla guancia."

Più o meno. Beh, il risultato finale era stato lo stesso e quello era ciò che contava. Ma Mattia era così protettivo nei suoi confronti.

Con un sospiro rassegnato, che comunque mi bastò ad indicarmi che anche questa volta mi aveva perdonato, Mattia fece cenno al barista di portargli da bere e mi chiese, "Cosa ci facciamo qui?"

"Te l'ho detto, dobbiamo incontrare una persona."

"E ..." mi incalzò con una nota di impazienza nella voce.

"Questo tipo deve proporci qualcosa di importante" risposi con un ghigno.

"Perché ho la sensazione che sarà una pessima idea?" domandò quasi fra sé e sé, scuotendo la testa.

"Ehi," gli afferrai una spalla e lo costrinsi a guardarmi, chiedendogli solennemente, "Ti ho mai deluso?"

Per tutta risposta, si lasciò sfuggire un mezzo sorriso che cercò di nascondere prendendo un sorso della sua vodka.

"Chi è questo tipo?" mi domandò quindi.

"Un amico di un amico .... di un amico."

"Hai intenzione di dirmi di cosa si tratta prima o poi?"

"Diciamo che dobbiamo fare una commissione importante."

Si strinse nelle spalle e buttò giù un altro sorso. "Del tipo? Storie illegali?

"Potrebbe," riflettei.

Di fronte al suo sguardo allibito da mi-stai-prendendo-per-il-culo, mi affrettai a precisare, "Diciamo che sarà una cosa facile. Tu non ti preoccupare. Rilassati."

Finii il mio drink in un sorso e lo invitai a fare altrettanto con una veloce pacca sulla spalla. "Avanti, andiamo."

Il barista ci fece passare con un breve cenno ed io lo guidai in una stanza sul retro, dove bussai tre colpi secchi sulla porta dell'ufficio della Direzione del locale. Ci aprì un tipo belloccio con una barbetta corta e riccioletti biondi, che lo facevano sembrare uscito direttamente fuori da una fottuta pubblicità di Calvin Klein. Stavamo iniziando bene.

Mi porse la mano allargandosi in un sorriso e, se devo essere sincero, anche un po' da coglione.

"Devi essere Stash. Io sono Roberto Salari, Ho sentito parlare molto di te."

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