Chapter Twenty-one

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POV Valentina

Sentii il mio nervosismo crescere di nuovo quando mi ritrovai di fronte alla porta del nuovo appartamento di Ric.

Qualcosa non andava. Lo avevo saputo nell'attimo in cui, dopo essermi svegliata, avevo realizzato che Stash se ne era andato, insieme a tutte le sue cose.

Quello era stato sufficiente a far regredire immediatamente tutti i postumi del dopo sbronza e farmi ritrovare lì, confusa e preoccupata, a fissare la porta di un appartamento disabitato pieno di scatoloni, nella speranza che Stash non avesse davvero seguito fino in fondo il proposito che aveva lasciato detto ad Ric. Non in quel modo, almeno.

Inspirai profondamente ed iniziai a bussare insistentemente.

"Stash, lo so che sei lì!"

Aprì la porta di scatto, ed io mi bloccai con la mano ancora alzata a mezz'aria, pronta a sferrare l'ennesimo colpo, di fronte allo sguardo indecifrabile con cui mi osservava in silenzio fermo sulla soglia.

Una strana sensazione di distanza, alla quale non ero più abituata, iniziò ad aleggiare nell'aria, negli interminabili secondi che passarono prima che uno dei due proferisse parola, portando tutti i sentimenti contrastanti che mi avevano condotto lì a confluire in uno solo: rabbia.

"Cosa cazzo pensi di fare?" gli domandai stizzita spintonandolo contro il petto abbastanza forte da coglierlo alla sprovvista e farlo vacillare leggermente all'indietro, "Ti ho chiamato decine di volte!"

Si ricompose dal suo attimo di momentanea sorpresa provocato dalla mia sfuriata e scrollò le spalle con fare apparentemente molto disinvolto.

"Silenzioso."

Entrai nell'appartamento e gettai una veloce occhiata intorno, sentendo il mio cuore sprofondare quando, in mezzo al caos di scatoloni che ingombravano la stanza semivuota, notai il borsone nel quale stava finendo di sistemare alcune cose.

"Allora è vero?..." chiesi, facendo del mio meglio per non tradire troppo l'agitazione nella mia voce, ".. Quello che ha detto Ric, stai tornando a Milano?"

Evitò il mio sguardo, e rispose nello stesso tono indifferente.

"Ti ricordo che faccio parte di una band, abbiamo le prove da fare."

"E non pensavi di dirmelo?... Pensavi che mi svegliassi, e scoprire che te ne eri andato senza di me?" proseguii quasi in preda ad una crisi isterica, che Stash ignorò voltandomi le spalle e dirigendosi a raccogliere il borsone.

"Forse."

Continuai ad osservarlo scioccata, senza capire, mentre finiva di radunare la propria roba e tirava la zip con un colpo secco.

"Stash ..." lo chiamai, incapace di credere al suo repentino cambio di atteggiamento. "Che succede?"

Una sottile, ma veloce realizzazione mi attraversò la mente "Si tratta per caso di Vanessa?"

Si bloccò all'istante, ed una smorfia per un attimo interruppe la sua facciata di indifferenza.

"Cosa te lo fa pensare?"

"Potrò aver bevuto, ma ricordo la notte scorsa. Mi ricordo cosa ti ho detto, prima di addormentarmi e ..." incoraggiata da quello spiraglio, mi avvicinai a lui con decisione e lo afferrai per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di me, "Stash, puoi parlarmene, io non-"

"Vuoi parlare di Vanessa?" replicò in modo secco, mentre per la prima volta in quella discussione riuscivo ad incontrare il suo sguardo e a notare come fosse particolarmente inquieto e combattuto. "Allora parliamone. Ma se ti hanno fatto un buon riassunto, come credo che sia, allora saprai già i fondamentali. Perciò ... cosa vuoi sapere da me, esattamente?"

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