Chapter five.

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POV Stash.

Trascinai Giorgio in un locale di Milano che ero solito frequentare quando ero ancora studente ogni volta che sentivo il bisogno di divertirmi.
La parte bassa della città era quella che avevo sempre preferito di più. La musica era migliore, il cibo più sostanzioso, le ragazze più disponibili.

Ed anche quella sera non avrei potuto chiedere di meglio, la compagnia di Giorgio scanzonata come sempre, l'alcol che mi stava già accompagnando sulla strada per vissero-per-sempre-ubriachi-e-contenti ... Quando la vidi.

Stretta in un paio di jeans che avrebbero tolto il fiato ad un castrato. Mentre, in compagnia di Mattia e di Paola , si piegava sul bancone del bar per ordinare da bere, la vista che mi regalò diede vita dentro ai miei jeans ad un deciso moto di approvazione.

"Mi stai prendendo per il culo," mormorai a bassa voce, con il bicchiere fermo a mezz'aria, il bordo che sfiorava appena le labbra, congelato in quel gesto e nella mia espressione stupita.

"Cosa?" mi domandò il mio compagno di bevute con una gomitata che fu comunque insufficiente a farmi riemergere da certe fantasie. Nella mia mente, stavo già ripassando ogni possibile posizione che avrei volentieri sperimentato con lei su quello stesso bancone da bar.

"Dovrai scusarmi, Giorgio," risposi distrattamente, "Credo ci sia una ragazza che al momento richiede un po' delle mie attenzioni."

Lo so, lo so. Migliore amica di Mattia, e tutto quanto. Ma qualche scambio di battute innocenti non avrebbe potuto fare male a nessuno.

Stavo già quasi per alzarmi quando Giorgio mi afferrò per un braccio e bruscamente mi incollò di nuovo alla sedia.

"Quella ragazza?" mi chiese indicandomi Valentina con un gesto, e di fronte alla mia espressione interrogativa proseguì in tono perentorio, "Dovrai passare sul cadavere di Mattia prima di azzardarti a avvicinarla."

Giorgio, cazzo, no. Non anche tu. Passi qualcun altro. Ma pure tu no.

"Dimmi che non te la sei scopata."

"Cosa ..." la sua espressione passò dalla sorpresa ad un vago disgusto. "No! Ma che cazzo dici?!"

Continuavo a non capire perché avrebbe dovuto importarmi.

"E allora non vedo dove sia il problema" replicai in tono di scherno.

Ma lui continuò imperterrito a tenermi fisso accanto a lui. "Stash, ti conosco , e se farai qualche cazzata Mattia se la prenderà con te, lo sai che per lui è come una sorella."

"Prometto che mi comporterò bene," risposi con un ghigno.

"È esattamente quello di cui ho paura"

"Scusami" mentre mi alzavo mi strinsi nelle spalle e gli posai brevemente una mano sulla spalla. "Ma bel tentativo, comunque."

Afferrai il bicchiere ignorando la sua espressione di protesta e, prima che avesse il tempo di tirarmi addosso chissà quale altra congiura del destino che mi imponeva di starle lontano, la raggiunsi al bar e la salutai con disinvoltura.

"Ci rincontriamo."

Si voltò nella mia direzione e, in una frazione di secondo, il suo sorriso si trasformò in sorpresa, un accenno di panico ed infine qualcosa di più simile ad un'espressione irritata.

"Seriamente?" fu tutto quel che disse.

"Esattamente quello che ho detto io," replicai con noncuranza prendendo un sorso dal mio bicchiere "A quanto pare non riesci a starmi lontana."

"Credimi, non c'è cosa che vorrei di più."

Ed il tono con cui lo disse fu un pugno nello stomaco. Non c'era sfida o sarcasmo. Era seria, come se la mia presenza fosse davvero una minaccia alla sua virtù, o addirittura alla sua stessa esistenza. Avevo visto molte diverse reazioni delle donne nei miei confronti, ma la paura non era mai stata tra quelle. Sinceramente incuriosito, inclinai la testa per studiarla meglio. "Perché?"

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