Chapter Twenty-Six

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Un mese dopo.

POV Stash

"È bellissimo il vostro appartamento."

Spostai distrattamente lo sguardo sulla ragazza accanto a me, una amica di daniele, una brunetta bassina intenta a scrutare ogni minima cosa del nostro nuovo appartamento.

"Voglio dire," proseguì la ragazza, non curandosi affatto del mio silenzio, "È possibile percepire tutto, osservare ogni minima cosa, le sue sfumature, i suoi colori ..."

Corrugai la fronte perplesso e fra me e me considerai quale delle due opzioni sarebbe stata più divertente: se quella di darle corda oppure di ignorarla completamente.

"Stash."

La voce che mi chiamò alle spalle mi distrasse proprio quando avevo appena deciso di inventarmi qualcosa per invitare la ragazza a dar seguito alle sue elucubrazioni.

"Sapevo che ti avrei trovato qua," mi sorrise Daniele venendomi incontro, mentre i suoi passi risuonavano.

Quando mi invitò a seguirlo in sala prove con un gesto della mano.

***

Decidemmo di fare una breve pausa, così mi diressi in cucina per bere qualcosa, Alex mi seguì, si sedette davanti a me portandosi con se una tazza di caffè.

"Oggi mi ha chiamato Giorgio," esordii infine, portandomi un braccio dietro la testa.

"Uhm," replicò distrattamente.

"Mi ha chiesto se vado a trovarlo."

La sua testa scattò verso l'alto nella mia direzione. "Davvero?"

"A quanto pare, le cose non gli stanno andando bene," spiegai.

"E tu cosa gli hai detto?"

"Che gli avrei fatto sapere."

Alex rimase in silenzio e, per qualche secondo, l'unico rumore a risuonare nella stanza fu quello di altro caffè che veniva versato nella tazzina, Alex che ne prendeva un sorso e il piccolo tonfo attutito con cui la poggiava di nuovo sul piattino.

"È per via di Valentina?" chiese infine, esitante.

"No," replicai asciutto, di scatto. "È perché abbiamo tante cose da fare."

"È ancora a Milano, lo sai?" proseguì Alex, facendo finta di non aver notato il mio tono da 'non ho alcuna voglia di toccare l'argomento'.

"A sistemare le ultime sue cose prima di partire. Lo so, Alex," cercai nuovamente di tagliare corto.

"Allora non so perché continui ad essere qui, invece di andare a parlarci," ribatté lui.

Contrassi le labbra in un mezzo sorriso amaro tutt'altro che divertito. Ironicamente, Alex non aveva la più pallida di quanto Valentina ed io avessimo parlato.

Del resto, parlare era più o meno l'unica cosa che avevamo fatto fin da dopo la sera in cui me l'ero ritrovata all'improvviso nel bar, quando 'Tra un mese mi trasferisco a Londra' non era stato esattamente ciò che mi sarei aspettato di sentirmi rispondere dopo averle detto di amarla. Potevo ancora rivedere la scena, come se fosse stato solo il giorno prima: gli occhi grandi spalancati e leggermente umidi, la voce incerta, ancora nuda e con il respiro corto.

Ma quello era prima. Il giorno seguente aveva preso il suo bel volo per Roma ed era sparita da Milano per le successive tre settimane, durante le intere vacanze di Natale.

Beh, naturalmente aveva chiamato. E avevamo parlato.

Insomma, i giorni erano passati, e parlare senza veramente parlare della questione era praticamente l'unica cosa che avevamo fatto nell'ultimo mese.

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