Chapter Nineteen.

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POV Valentina

Venni investita da un misto di ricordi, nostalgia e rimpianti, quando, oltre il finestrino dell'auto, quelle parole impresse sul familiare cartello entrarono velocemente nella mia visuale, ed altrettanto velocemente ne uscirono di nuovo.

Mi voltai verso Marco intento alla guida, realizzando, forse solo in quel momento, quanto colui che consideravo come un fratello fosse cresciuto nell'ultimo anno, e finendo per domandarmi, non senza una punta di rammarico, dove fossi stata io nel frattempo.

Marco allungò una mano per alzare il volume della radio e le note di "Lean on" di major lazer riempirono l'abitacolo.

"Sei completamente stonata" mi schernì, quando quasi senza rendermene conto iniziai a canticchiarne distrattamente la melodia.

"Ehi, tu non sei autorizzato a giudicare" lo ammonii con una certa indignazione. "Vogliamo parlare dalla fase in cui eri ossessionato da quella roba death emo hardcore, o quello che è?"

Il suo volto sempre fisso sulla strada si aprì in un lieve sorriso.

"Mio padre era disposto a qualsiasi cosa pur di farmi smettere con quella tortura per le sue orecchie" ricordò.

E nel vederlo sorridere così, per quanto fosse dolce amara quella immagine, non potei fare a meno di sorridere con lui.

"Ehi, non indovinerai mai chi ho incontrato a Milano, qualche settimana fa" proseguii. Il ricordo delle ossessioni di un Marco quindicenne, avevano finito per portarmene alla mente un'altra. "Vittoria Vazzana."

"Suo fratello mi aveva accennato qualcosa. Dovrebbe lavorare là come cameriera."

"Allora spero che non serva ai suoi clienti quello che ha dato a me" dissi con una smorfia. Davanti allo sguardo interrogativo di Marco, aggiunsi come spiegazione, "Mi ha drogato di nascosto ad una stupida festa. Non farne parola con tua madre."

"Beh, è sempre stata fuori di testa. Però a letto era una bomba" commentò malizioso.

"Oh dio!" protestai con una smorfia disgustata, scoppiando a ridere. "Troppe informazioni qua. Non dovresti avere occhi solo per Anna, poi?"

Marco si voltò di scatto verso di me, con un'impagabile espressione stupita."Come ... ?"

"So tutto! tua madre ha vuotato il sacco," spiegai,"Allora, potrò incontrarla e verificare se davvero ti ha rubato il cuore?"

"Smettila" si mise sulla difensiva imbarazzato, con le guance di una tonalità molto più colorita del normale. "E la risposta, comunque, è no, non puoi. È a Torino con sua madre," continuò, appena prima di rivolgermi un sorriso beffardo e reciprocare con la mia stessa moneta, "E poi, non é solo perché tu hai portato il tuo ragazzo, che adesso io devo portare la mia."

E con quello, Stash e ciò che Paola mi aveva detto su di lui, che fino a quel momento ero riuscita a rilegare da qualche parte più o meno remota della mia mente, tornarono prepotentemente di nuovo in cima alla lista dei miei pensieri.

Scambiando la mia espressione turbata per la stessa reazione sorpresa che aveva avuto lui, Marco aggiunse a mo' di spiegazione, "Mamma ha vuotato il sacco."

Distolsi lo sguardo, cercando di rispondere in tono più neutro possibile, "Non é il mio ragazzo, in ogni caso."

In fondo, non stavo affatto mentendo. Nessuno dei due si era preoccupato di dover dare una definizione a quello che c'era tra noi, anche se solo adesso la cosa sembrava improvvisamente portarmi ad una serie di interrogativi ai quali non sapevo, o non potevo, dare risposta.

Stash se ne è andato lasciandola lì.

Avrei solo voluto che le parole di Paola smettessero di assillarmi.

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