Chapter Eleven.

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POV Stash

Avvertii il rumore della porta che si apriva e, nel giro di pochi secondi, feci appena in tempo a rendere la situazione di nuovo presentabile, prima di voltarmi e trovare Alex fermo sulla soglia.

Gettò una veloce occhiata a Valentina, e l'ombra che passò in quell'attimo sul viso di Alex mi fece più male della ginocchiata nel costato che mi aveva da poco dato Matteo. Nel momento stesso in cui tornò a posare lo sguardo su di me, però, la sua espressione era già tornata incazzata.

In vita mia, raramente lo avevo visto così infuriato e angosciato.

Mi diressi nella sua direzione, ma fu lui il primo a venirmi incontro a passi decisi, afferrandomi bruscamente per la camicia.

"Cosa cazzo ti è saltato in mente?!"

Gli afferrai fermamente la mano e lo costrinsi a mollare la presa.

Non avevo mai preso a pugni Alex, e non avevo intenzione di farlo adesso. Ma, nonostante avessi già capito il motivo della sua incazzatura, in quel momento ero troppo sull'orlo di perdere il controllo un'altra volta per permettergli di mettermi le mani addosso.

Sempre tenendogli saldamente il polso, inspirai profondamente e gli dissi piano, "Non farlo mai più."

Si liberò con uno strattone e rimase lì fermo a fronteggiarmi. Quando parlò di nuovo, però, il suo tono iniziò a farsi sempre meno arrabbiato e sempre più preoccupato , "Lo sai bene cosa ... di fronte a tutte quelle persone poi! ... cazzo, Stash ... vuoi di nuovo ... ?"

"Alex. Non adesso," lo interruppi, mentre con un rapido movimento degli occhi gli indicavo Valentina, che, nel frattempo, continuava a guardare la scena confusa.

Alex rimase a fissarmi in silenzio alcuni secondi, quindi annuì e si portò le nocche alle labbra tamburellandole in un gesto nervoso. Abbassò la voce al punto che solo io potessi udirlo, "Non te la faranno passare liscia, lo sai vero?"

Gli risposi con una smorfia, e lui scosse la testa scoraggiato.

"Tu stai bene?"

"Un occhio nero non può che rendermi più bello," risposi con un ghigno.

"Virginia sta cercando di calmare Matteo, è ancora lì che si lamenta." E a quelle parole Alex non riuscì a trattenere un accenno di sorriso compiaciuto, prima di tornare nuovamente serio, "In ogni caso, è meglio se adesso te ne vai."

"Lo so," annuii.

"Ci vediamo più tardi," mi salutò lasciando la stanza.

"È tutto a posto?" Valentina aveva lo sguardo su di me e mi fissava abbastanza turbata.

"Certo" le risposi impassibile scrollando le spalle.

Si avvicinò di nuovo, fino a fermarsi in piedi di fronte a me. "Ma Alex ha ..."

"Appunto, Alex" la fermai prima che potesse finire la frase, e quindi continuai in tono rassicurante abbozzando un sorriso. "Uno che si preoccupa sempre troppo e troppo spesso."

Iniziai a passarle le dita tra una ciocca di capelli ancora mezzo arruffati, mentre lei continuava ad osservarmi con un'espressione circospetta.

"Tu e Matteo ..." proseguì piano, "Non era solo questione di difendermi, non è vero? È personale."

"Non siamo in buoni rapporti, no" risposi appuntandole alcune ciocche di capelli dietro l'adorabile conchiglia del suo orecchio ed immaginando di riprendere quel che avevamo interrotto. Quel gruppetto erano decisamente l'ultimo argomento di cui avevo voglia di parlare.

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