𝐈𝐈 - LA RAGAZZA CHE SUSSURAVA AI SPIRITI

19 1 3
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Imprecò sottovoce mentre tentava d'infilarsi quei jeans scuri senza rischiare di strapparli. Aveva il sospetto che, quasi la maggior parte degli indumenti, specialmente i pantaloni, le stessero decisamente più stretti. Pensò che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe indossato quel comodo e caldo indumento comprato anni addietro con sua madre. Saltellò da una parte all'altra, sentendosi ogni secondo che passava sempre più ridicola, specie di dover fare tardi al lavoro.

'Proprio adesso iniziate a starmi stretti!?', si chiese la ragazza riuscendo finalmente a chiudere i jeans. 'Dovrò chiedere alla mamma di comprarmi un paio nuovi.'

Si mise alla ricerca delle scarpe da ginnastica, quelle per il lavoro, eppure non riusciva a trovarle. In quel tugurio caos chiamata "camera", piccola e con pochi mobili, di cui non aveva il tempo di pulire quella settimana. Si maledì per non darsi la briga di mettere in ordine, però, non era colpa sua.

«Ma dove sono finite!?», alzò la voce disperatamente Catherine, chinandosi e controllando sotto il letto. Pieno di scatole di scarpe. Non avendo un posto adatto dove sistemarle, il luogo più adatto secondo lei era lì sotto. «Qui non ci sono!», esclamò. «Vi prego, venite fuori!»

Quel giorno, come le altre volte, non poteva permettersi di fare tardi: era consapevole che ritardare una terza volta equivale al licenziamento, e non voleva accadesse, neanche nei suoi sogni. Rimasta piegata sul pavimento. piccoli e sordi tonfi si sentivano. Catherine alzò i suoi occhi color nocciola. Due scarpe bianche consumate dal tempo, divenute grigie, e le strisce nere. La marca della Nike era in bella mostra. Abbozzò un sorriso.

«Ah, eccole! Grazie.»

Le raccolse e le infilò una dopo l'altra, allacciando in fretta e furia. 'Quanto odio il lunedì.' L'inizio della settimana era sempre traumatizzante per lei. Si dimenticava sempre che dopo la domenica seguiva quell'odioso giorno; era rientrata alle due del mattino dopo un'uscita tra colleghe, per poi essere svegliata dal suono della sveglia del cellulare, così fastidioso da lanciarlo fuori dalla finestra. Però, avrebbe pagato lei stessa i danni.

«Catherine, sbrigati!»

La giovane si trattenne per un pelo dal lanciare una bestemmia ad alta voce e infilò la prima felpa che trovò sotto mano, ma la scartò immediatamente una volta indossata. La felpa era la stessa del giorno precedente e se ne rese conto solo grazie alle macchie di olio di frittura sparse qui e là. 'Se mamma scopre che non è ancora a lavare, mi ucciderà di sicuro.'

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora