𝐗𝐕𝐈 - AFFARE ANDATO IN FUMO

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Tic tac, tic tac

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Tic tac, tic tac.

Il tempo scaturì con estenuante lentezza da un orologio a pendolo, posto sulla parete opposta. Osservò il quadrante con una certa soddisfazione. Era arrivato in anticipo, ma non importava. Di pazienza ne aveva tanta. Riprese a giocare con le carte da poker. La carta si mosse in modo fluido tra le dita, una regina di quadri rossa, la ripose nel mazzo. Le mischiò abilmente in diversi modi come in un vero gioco di prestigio. Re Chaos era seduto comodamente sulla scrivania dell'ex-ufficio, in attesa della merce desiderata. Sapeva che il servizio sarebbe soddisfacente, sapeva che quei ragazzi lavoravano seriamente, sapeva che tutto stava andando secondo i suoi piani. 'Dovrebbe arrivare fra non molto.' Prese dal mazzo due carte, due assi: uno di picche e uno di fiori. Due pesci abboccati nello stesso ramo, che sarebbero arrivati nelle sue mani, bastava solo attendere.

«Ehi, Rango, sei qui? Hai dato da mangiare ai prig-» Kait si bloccò sulla soglia, interrompendo la frase.

Il tempo sembrò congelarsi in un attimo.

Re Chaos ampliò di più il sorriso, da un orecchio all'altro, con le carte aperte a ventaglio, nell'atto di pescare un'altra. Kait lo guardò stranito e allarmato allo stesso tempo. Come aveva fatto ad entrare? Mise l'accendino, con il quale aveva appena acceso la sigaretta, in tasca, diventando serio in volto. «E tu chi cazzo sei?»

L'uomo non staccò gli occhi da lui, pescando una carta senza guardarla, richiudendo il ventaglio di carte. Posò il mazzo sulla scrivania, la carta invece la infilò nel taschino interno, si alzò dalla sedia per poi avvicinarsi al ragazzo. Kait aggrottò la fronte, c'era qualcosa di sinistro in lui e non era rassicurante, serrò fortemente la mascella e premendo i denti contro il mozzicone.

«Salve! Il mio nome è semplicemente Re Chaos!», si presentò di fronte a lui, con la sua ampia altezza. Il tono era troppo allegro per i suoi gusti. «Lei dev'essere il famoso ragazzo soprannominato la Morte Blu. È un vero onore conoscerla di persona!», aggiunse, afferrando la mano del ragazzo stringendola.

Kait rimase sorpreso; la stretta era così ferrea da non percepire l'arto. Si divincolò e indietreggiò un po'. La mano e le dita erano intorpidite, li mosse un po' permettono di far fluire la circolazione del sangue. «Quindi tu sei l'acquirente per la merce viva, se non erro?», domandò con aria autoritaria.

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora