𝐗𝐕𝐈𝐈 (pt.2) - TRA FUOCO, ACQUA E OSSA

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Quando aprì gli occhi, Aoi pensò di essere stato risucchiato nel buio della morte

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Quando aprì gli occhi, Aoi pensò di essere stato risucchiato nel buio della morte. Almeno era ciò che sembrava. Non era più nell'atrio, lo spazio era minuscolo, soffocante, piena di attrezzature e oggetti, quelli della palestra. Lui era sdraiato su un logoro materassino azzurro e impolverato. Non era affatto come la brandina di Gabriel Miller.

'Perché mi fa ricordare a quella catapecchia di merda, adesso?' Il ragazzo si alzò un po' barcollante e notò di non avere più le mani legate. 'Finalmente, sono libero!'

La finestra era sbarrata da assi di legno, la poca luce non gli dava molti benefici. Con cautela si avvicinò alla unica porta in quello stanzino, cercando di non inciampare in qualche rete dei palloni o dei coni. Non aprì subito, appoggiò le mani sopra e premette contro l'orecchio sulla superficie. Nessun suono o movimento, dall'altra parte. Abbassò la maniglia e lentamente uscì. La porta produsse uno stridulo sinistro. Aoi scrutò l'area, era negli spogliatoi. Rammentò di quei tempi, in cui lui e i suoi compagni di classe spiavano le ragazze. Salì le scale, però erano bloccate dalle macerie. Imprecò tra i denti, doveva trovare un'altra via d'uscita. Ignorò i frastuoni di lotta all'esterno, non voleva per nulla immischiarsi. Trovò un'uscita d'emergenza, ma la maniglia era circondata da una catena e sigillata da un lucchetto.

'Beh, nessun problema. Un gioco da ragazzi.'

La pelle dell'indice diventò rovente e luminoso, lo stesso colore del metallo fuso. Toccò una parte del lucchetto che si sciolse. La catena si liberò, rimase a dondolare. Era finalmente libero di andarsene via da quel posto. Doveva riprendere il suo obbiettivo, cercare sua sorella.

«Te ne vai di già?», disse un voce maschile, e Aoi ebbe un brivido dietro la schiena. «Abbiamo appena cominciato, non vuoi vedere il finale? Poco educato da parte tua, Ragazzo di Fuoco.»

Aoi si voltò e incrociò gli occhi demoniaci e il largo ghigno da un orecchio all'altro di quell'uomo. «Senti,» cominciò abbastanza seccato, «non voglio problemi. Se sei uno di quei pazzi che vogliono cercare di squartare me, so usare le fiamme e non ho paura di usarle. Potrei ucciderti all'istante, abbrustolito come un vitello.»

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora