𝐗𝐕𝐈𝐈 (pt.1) - TRA FUOCO, ACQUA E OSSA

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Avvertì un fastidioso ronzio nelle orecchie, una strana pressione

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Avvertì un fastidioso ronzio nelle orecchie, una strana pressione. Scosse il capo, nel tentativo di liberarsene, ma si fece più forte. Era davvero fastidioso, digrignò i denti. La pressione si affievolì gradualmente finché la mente non ritornò ad essere lucida. L'odore di bruciato entrò in modo sgradevole nelle narici. Ciò che vedeva nella penombra era la poca luce filtrare in alcune fessure, dando una colorazione violacea. 'Che cazzo è successo...?'

Kait era stordito, la testa gli martellava. Fra le braccia stringeva qualcosa, o almeno qualcuno. Assottigliò gli occhi ed ebbe un tuffo al cuore. Catherine. La sollevò con delicatezza e controllò se avesse eventuali ferite, o se respirasse, ma nulla di grave. Era solo svenuta. Le spostò alcune ciocche di capelli dal viso. Non era cambiata di una virgola in quei sei anni, pensò. Adagiò il corpo a terra. Qualcuno tossì nelle vicinanze.

«Sei tu, Rango?»

«Sì... Devo aver inghiottito qualcosa.» Rango tossì di nuovo, espellendo qualsiasi residuo di polvere dai polmoni.

Le lunghe e grandi ossa inclinate che formavano una cassa toracica e lastre di ossidiana utilizzate come scudo si ritirarono finché non sparirono del tutto. Si guardarono attorno. Quella parte dell'edificio era esplosa. Le macerie si sbriciolavano sotto i loro piedi, schegge di vetro e pezzi di cemento sparsi ovunque; ogni cosa esposta sulle bancarelle era stata distrutta, bruciata o seppellita tra le macerie. Del fumo si innalzava nel cielo nuvoloso. Tutto ciò che avevano creato, costruito, e mantenuto fino ad ora era andato perduto. Sul volto di Kait si mutò in una smorfia di rabbia. «Io lo ammazzo... Giuro che io ammazzo quel figlio di-»

Rango emerse dalle macerie, si immobilizzò, e restò sconvolto dalla scena. Poi puntò gli occhi su quelli dell'amico. Avrebbe voluto fare dei passi indietro e fuggire via, ma troppo tardi.

«Rango!» Kait gli urlò con tanta furia e prenderlo per il colletto della giacca. «Cosa cazzo hai fatto, idiota!?»

Il povero malcapitato indietreggiò, spaventato. «Io? N-Nulla? Perché te la prendi con me!?» La sua voce tremava dalla paura.

Gli occhi glaciali dell'albino si ridussero in due fessure, duri, lampeggianti. «Dove sei andato?! Chi hai affrontato?! Di che fazione?! E ti sei fatto anche pedinare?!», lo interrogò. Stava esaurendo la pazienza.

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora