𝐗𝐈 - TERRORE PURO

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Sistemò il cappotto e lo zainetto nel ripostiglio, ancora mezza assonnata, rimuovendo le croste ancora attaccate alle ciglia. Aveva fatto di fretta e furia per arrivare alla galleria, eppure dovevano essere i suoi giorni di ferie per starsene con la famiglia, invece era stata chiamata con insistenza al cellulare il mattino presto. Una emergenza, così avevano accennato. A malincuore, dovette alzarsi dal suo comodissimo e caldissimo letto, vestirsi senza neanche il tempo di lavarsi la faccia, per poi salutare i suoi genitori e uscire di casa, non seppe con quale miracolo sia riuscita a superare il semaforo difettoso prima che scattasse il rosso, prese al volo qualcosa per fare colazione in un bar, in modo da non rimanere a digiuno come le altre volte, per poi arrivare alla galleria.

Alla 𝐺𝑎𝑙𝑙𝑒𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑀𝑒𝑟𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒 c'era un fiume di gente all'ingresso, c'erano sia adulti, bambini e adolescenti in attesa. Dovette passare in mezzo alla marmaglia per arrivare alla reception di cui Silvia si stava occupando finché non sarebbe arrivata. Quando le chiese cosa stesse succedendo, la bionda le spiegò in breve che il loro collega Luca era caduto fratturandosi una gamba e, quel giorno, c'era una mostra. Catherine si schiaffeggiò la fronte per averlo dimenticato completamente come un'idiota, la sua più grande fortuna era di aver trovato dei vestiti decenti per presentarsi: una camicetta viola molto pesante di un lilla chiaro, dei jeans scuri e i scarponi grigi che aveva pulito la settimana scorsa. Si legò i capelli in un chignon quasi ordinario. Si rimboccò le maniche, arrotolandole fino al gomito, e cominciò a lavorare nella solita impostazione alla reception. Il direttore aveva annunciato alcuni giorni prima che avrebbero ricevuto un doppio pagamento se tutto andava per il meglio.

Alcune ore più tardi, il cellulare squillò nella tasca dei jeans, si allontanò per un po' rispondendo alla chiamata. «Pronto? Ciao, mamma. Sì, sto bene. No è che mi sono completamente dimenticata che oggi c'è la mostra, ecco qual è l'emergenza. C'è tanta gente che non so quanti sia.» disse, tranquillizzando la donna dall'altra parte del cellulare, dando le spalle all'entrata.

Un suono acuto e forte le perforò le orecchie.

Tutti sentirono l'allarme, chiamato anche allarme intruso. Ogni anno si esercitano diverse prove di evacuazione, ma quella non è una esercitazione: qualcuno dall'esterno era entrato.

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora