𝐗𝐈𝐈𝐈 - FACCIA A FACCIA CON LA MORTE BLU

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L'alba era grigia, spazzata dal vento tagliente

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L'alba era grigia, spazzata dal vento tagliente. La foresta era silenziosa. Il funesto tempo si era placato, durante la notte la tempesta si era spostata altrove. Per Emily non fu una nottata facile, non avendo chiuso occhio per la tensione e il fastidioso rumore del temporale. Poi, Diana era accucciata al suo fianco, avendo molta paura dei fulmini, solo Duke faceva la guardia, sotto il davanzale. Quando riaprì gli occhi, assopiti dal sonno, il ricordo dell'accaduto la colpì come uno schiaffo in pieno viso. Il cuore cominciò a battere all'impazzata. Il collo rigido e un fastidioso formicolio tra spalla e testa. Dormire in una posizione scomoda e infreddolita non era stata una buona idea, pensò lei.

In casa non volava neanche una mosca.

Lei si inquietò, con una strana sensazione sulla pelle. Aveva un brutto presentimento. 'Dove sono Duke e Diana?', afferrò il coltello, rimasto al suo fianco, e si alzò. Le ginocchia e le braccia erano intorpidite. Perché nella stanza faceva così freddo? Scese lentamente le scale di pietra, in silenzio, solo i piccoli tonfi delle suole riecheggiavano nella casa. L'odore della cena si era affievolita, rimasta custodita nel forno. Arrivata all'ultimo gradino, le si gelò il sangue nelle vene: la porta d'ingresso era spalancata. Non era scassinata, era semplicemente aperta. Le si bloccò il fiato. La sua ipotesi era corretta: qualcuno era entrato in casa e Duke e Diana erano scomparsi. Eppure non percepiva alcun odore umano. Si fermò sulla soglia, esaminando la robusta porta. Niente scassinamento.

Uscì di casa, l'aria era frizzante e piacevole. Si guardò attorno, agitata. Non c'era segno di veicoli – oltre il suo pick-up parcheggiato nel vialetto -, nessun agguato. Il lucchetto del capanno degli attrezzi era intatto. Tuttavia il suo pensiero fisso erano i suoi due migliori amici. Il suo istinto le diceva di andare a cercarli. Si fiondò di nuovo in casa, aprendo cassetti su cassetti in cerca di abiti caldi. Indossò un paio di pantaloni termici con dei calzoni, un maglione pesante, e degli stivali di cuoio. Prese il fucile dal capanno e tutte le cartucce che possedeva, e il suo amato coltello da caccia.

Respirò a fondo, inghiottita nel buio. Una sensazione da far accapponare la pelle. Sembrava che tutto potesse accadere. Il freddo le penetrava fino alle ossa. Gli alberi erano paragonabili a degli scheletri per via dei lunghi rami scambiati per braccia e mani munite di artigli. Gli anfibi sprofondavano nel terreno fangoso mischiato a foglie secche e umide. Cominciò a tremare, ma non per la paura. Le notti in montagne sono gelide. Emily continuò ad avanzare, i sensi in allerta e il fucile puntato davanti a sé. Se dovesse imbattersi nell'intruso, sparerebbe senza esitare. Sperò solo di non sparare a Duke o Diana. Cespugli ed erbacce costeggiavano la strada, che scompariva, costringendola a trovare da sola la via. Provò un senso di inquietudine, si sentiva esposta, vulnerabile come un topolino sotto lo sguardo famelico di un'aquila. L'aria diventò ben presto umida e fredda, detestava l'inverno.

𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑡𝑒  ||  𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora