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Thomas's pov

Porto alle labbra la pipa da oppio e mi lascio cadere sul letto. 

Fumo fino a quando non sento i riflessi e la vitalità del corpo rallentare, chiudo gli occhi e senza rendermene conto mi addormento.

Sento il suono dei picconi che colpiscono il terreno. La paura che la terra ci crolli addosso scorre sulla mia pelle. Siamo sporchi, stanchi e affamati, ma continuiamo a scavare, in silenzio, cercando di fare meno rumore possibile. Fino a quando sentiamo un vociare, diviso da noi solo da altra terra.

- Sono qui- mormora Philip, uno dei miei compagni e amico.

- In silenzio- riesco a dire, prima che Kevin dietro di me, possa rispondere.

Senza che nessuno si rendesse conto, la terra crolla davanti  a noi, rivelando tre uomini pronti ad attaccare.

Il sangue di Philip sulle mie mani, le urla e gli occhi dell'uomo che ho ucciso a mani nude, senza esitare.

Lo spazio scavato si fa sempre più piccolo e guardandomi intorno, vedo solo morte.

Mi sveglio di soprassalto, con il cuore in gola e il respiro affannato, il corpo madido di sudore. Di nuovo.

Mi alzo a sedere e porto una mano fra i capelli, mentre con l'altra accendo una sigaretta.

Nel mio inconscio vive ancora la trincea, le uccisioni, le perdite, la fame e la sofferenza. È come se la guerra non fosse mai terminata. Fumare oppio credevo mi indebolisse talmente tanto da crollare in un sonno senza sogni, invece, ogni notte, nella mia mente tornano a trovarmi le immagini del conflitto. Mi sembra di sentire ancora il rumore dei picconi battere sul muro accanto al mio letto.

Nel letto che un tempo non era solo mio.

Mi guardo intorno e in ogni angolo della casa, vive il ricordo di Selene e dei momenti che abbiamo passato insieme.

La amo, forse più di prima, ma non posso darle ciò che merita.

Sono un uomo distrutto, che nuota sul fondo degli abissi e non posso permetterle di cadere con me.

Non ho pace da quando ho lasciato Birmingham nel 1914 e chissà se la ritroverò mai.

All'alba decido di uscire, metto le scarpe, infilo il cappotto e sistemo il berretto sulla testa. Cammino per le strade di Small Heath, già sveglie e produttive.

Giro l'angolo, diretto verso la sala scommesse e prima che possa fare un passo, ritrovo la sigaretta a terra e una testa di folti capelli scuri sul mio petto.

- Scusate, che sbadata, io...- e si blocca quando i nostri volti si riconoscono.

- Tommy- mormora.

- Selene, tutto bene?- le chiedo, poggiando le mani sulle spalle strette.

- Certo signor Shelby, dovete scusarmi, sono di fretta- si stacca da me, lasciando sulle mie mani un vuoto fino a un momento fa riempito dal tocco del suo corpo e si ricompone.

- Smettila di giocare, sicura che non ti sei fatta male?-.

- Non sto giocando e no, non mi sono fatta nulla- incrocia le braccia sotto il seno, come se dovesse proteggere i battiti del suo cuore, che probabilmente, batte come il mio.

- Dove stai andando così presto?- le chiedo, notando gli occhi stanchi e la pelle bianca.

- Non vi riguarda- alza le spalle.

Non più come prima ||Thomas Shelby||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora