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Finalmente sola con la mia famiglia, l'agitazione abbandona un'istante il mio corpo, per poi attraversarmi nuovamente la schiena, come un brivido d'aria fredda.

- Hai appena messo la tua vita nelle zampe di un cavallo, te ne rendi conto?- punto il dito verso Thomas, che accende la terza sigaretta nel giro di neanche un'ora.

- Non ho intenzione di darti alcuna spiegazione Selene- afferma lapidario, recandosi dietro il bancone e versando autonomamente un bicchiere di Rum.

- Come prego?- inarco un sopracciglio, posando le mani sui fianchi.

- Quello che hai sentito, hai già partecipato abbastanza in questa storia e per quanto mi riguarda, non sei tenuta a sapere niente- poggia i gomiti sul bancone, senza degnarmi di un solo sguardo.

Sono sconcertata e infastidita. 

Come si permette?.

Con due falcate sono pronta a dirigermi davanti a lui, pronta a dirgliene quattro, ma John si para davanti a me, bloccandomi il passaggio.

- Ha ragione Thomas, va a casa- punta le iridi verdi nelle mie, enfatizzando l'ordine con l'indice puntato verso la porta.

- Non ho capito bene probabilmente- rispondo accigliata.

- Hai capito benissimo Selene, questo non è un gioco e tu non sei stata in grado di capire la serietà della situazione- riprende il discorso Thomas.

Sposto lo sguardo verso Arthur, sconcertata, cercando sostegno, ma l'unica cosa che ottengo è un suo scuotere la testa e indicarmi Tom, come a dire "vedi di ascoltarlo".

- Io sarei quella che non riesce a capire la serietà della situazione?- sbuffo nervosamente, sfuggendo in una risata nervosa.

-  Sono stata la prima e l'unica a non assecondarti in questa assurdità- allungo un dito, dritta al ragazzo dietro il bancone che stringe il bicchiere fra le mani con fare nervoso, come a volerlo colpire, ma il corpo alto e robusto di John non mi permette di avere una piena visuale su di lui, dato che per guardare in faccia Thomas, devo stare in punta di piedi.

- Hai appena detto a Kimber di avere ottimi allenatori e da quel che so nessuno conosce i cavalli meglio di noi due- indico entrambi. 

- Tu mi vendi e io non comprendo la situazione?-.

- Io ti vendo?- si accende, sbattendo il bicchiere sul bancone e dirigendosi a passi pesanti verso di me.

Supera John e quando arriva davanti a me, l'altezza e le spalle larghe mi coprono la visuale sul nostro scudo umano, ormai messo da parte. Mi guarda dal basso e io sono costretta ad alzare la testa per guardarlo negli occhi. È arrabbiato e una parte di me è felice di vederlo così, è sempre tranquillo, sembra che niente lo tocchi, tranne in casi simili.

- Ti avevo detto di andare a casa!- alza la voce.

- Io non prendo ordini, anch'io faccio parte della famiglia!- esclamo, cercando di non urlare a mia volta, ma stento a riuscire nell'impresa.

- Vedi Ada, o Polly qui?- allarga le braccia.

- No!- urla 

– No perché non possiamo pensare anche a voi, la situazione è già complicata di per sé, non ci serve avere il pensiero aggiuntivo di proteggervi!-.

- Non ho bisogno di nessuna protezione, sono in grado di cavarmela da sola!- sbotto.

- Ah si?- ride sarcastico.

Non più come prima ||Thomas Shelby||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora