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- Ho bisogno che tu mi resti affianco, ho bisogno di te per rimettere insieme i pezzi, solo e unicamente di te-.

Mi manca l'aria. Quelle parole arrivano dritte al mio cuore e lo colpiscono come fosse stata una freccia.

Lui continua a guardarmi e tenermi stretta, mentre le mie mani, involontariamente, come se fosse un bisogno naturale, dal suo petto si spostano sul suo viso, creando piccoli cerchi immaginari sulla pelle fredda e bagnata dalle gocce di pioggia.

I suoi occhi si posano sui miei, dando vita dentro di me ad una danza di emozioni così forte che temo non riuscire a sostenere. Le sue labbra si avvicinano alle mie e poco prima che le tocchino, mi tiro indietro, sedendomi sullo sgabello affianco a lui, con il respiro corto.

Non posso baciarlo, anche se il mio corpo è attratto al suo come calamita, non posso farlo. Se le nostre labbra dovessero toccarsi, di nuovo, dopo tutti questi anni, sono sicura che il mio cuore scoppierebbe d'amore, ma poi ne morirebbe, perché Thomas non potrà più essere quello che era e quando è tornato non ha fatto altro che darmi segnali contrastanti su ciò che sono i suoi sentimenti per me.

Non potrei sopportare altro dolore, ne ho già subito troppo.

Lui sembra non fare una piega al mio rifiuto, butta giù il whisky che gli ho versato tutto in un sorso, per poi alzarsi e camminare senza meta per il locale.

L'osservo in silenzio, pensando al dolore che starà provando per il quale non ho nessuna cura, se non quella di restargli affianco.

Cammina fino a quando si lascia andare su una sedia e guarda il vuoto avanti a sé.

Mi alzo anch'io, mettendomi in piedi davanti a lui.

- Dove sei stato?- gli chiedo.

Alla mia voce si irrigidisce per un istante, mi guarda con la coda dell'occhio e poi torna a porre la sua attenzione davanti a sé.

- In casa, poi alla sala scommesse- è freddo, distaccato e non mi guarda.

- Perché non ti siedi?- continua, posando per un istante lo sguardo su di me.

Una sensazione strana si fa spazio nel mio stomaco, non so spiegarne il senso o il perché, ma somiglia ad un avvertimento, ad un campanello dall'allarme.

Gli occhi tristi di Thomas però e il modo in cui siede, attendendo che lo faccia anch'io, mi distraggono dal sentore avvertito, così, in silenzio, sposto leggermente la sedia di fronte e lo imito.

Non so bene cosa dire, temo che qualsiasi cosa esca dalla mia bocca possa essere uno sbaglio, ma d'altra parte restarmene zitta in un momento come questo mi fa sentire ancora più impotente e distante.

- Ho visto morire molti uomini sul fronte, nelle peggiori maniere e condizioni, ma un cavallo, ma Tormenta, non mi abituerò mai a questo dolore- è lui a rompere il silenzio, come mi avesse letto nel pensiero.

La sua voce è bassa, roca, cupa, così come i suoi occhi, spenti e totalmente privi di emozioni.

- Hai perso non solo un cavallo, ma una compagnia, un'amica...-.

- L'unica cosa che mi restava di mia madre-.

Mi si spezza il cuore nel vederlo in questo modo.

Perdere Virginia lo ha devastato e l'unica cosa che gli ha permesso di non lasciarsi distruggere totalmente dalla sofferenza è stata Tormenta, come se l'anima della mamma vivesse in lei.

- Virginia ti amava più di qualsiasi altra cosa, non ce niente che potrà separarti da lei, non ha mai vissuto nel cuore di Tormenta, ma nel tuo-.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02 ⏰

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