pura sicurezza.

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era un pomeriggio qualunque e io ero andata a farmi una doccia, l'acqua calda percorreva il mio corpo liscio, una delle sensazioni migliori.

uscita dalla doccia mi sono messa l'accappatoio e sono andata in camera mia per cambiarmi, però aperta la porta ho sentito il telefono che stava esplodendo di messaggi.

ho fatto una specie di side-eye al telefono e mi sono avvicinata al letto per prenderlo e vedere che stava succedendo.
____________________________________
Tom🤍(scemo)
<<Eve>>
<<Eve>>
<<oii>>
<<perché non mi rispondi?>>
<<di solito sei sempre attaccata al telefono>>
<EVE>>
<<E>>
<<V>>
<<E>>
<<L>>
<<I>>
<<N>>
<<EVELIN>>
<<vuoi che aggiungo anche il cognome?>>
<<E>>
<<V>>
<<E>>
<<L>>
<<I>>
<<N>>
<<S>>
<<A>>
<<N>>
<<ora che ci penso
hai un nome e cognome
di merda>>
<<ma sei morta?>>
<<grazie, che vuoi?>>
<<ECCOTI FINALMENTE>>
<<che fine avevi fatto?>>
<<mi stavo semplicemente
lavando>>
<<eh non puoi
portarti il telefono
sotto la doccia?? io lo
faccio.>>
<<ma che ti sei
rincoglionito?>>
<<vabbè comunque,
posso venire da te?>>
<<perché?>>
<<perché mio fratello
e tua sorella sono usciti>>
<<che palle, va bene,
aspetta che mi vesto>>
<okkei🤍>>
____________________________________
mi sono messa una felpa con zip azzurra che teneva caldo e dei pantaloni neri lunghi, dato che sentivo caldo al punto giusto con quella felpa sotto sono rimasta in reggiseno.

>>                                                                    <<ma che ti sei                                                                   rincoglionito?>><<vabbè comunque, posso venire da te?>>                                        ...

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appena finito di vestirmi sentì suonare al campanello. ok, si era Tom ma lui non ha mai avuto questo tempismo perfetto.
andai ad aprire.

«ei principessa» mi disse.
lo guardai schifata per quel nomignolo.
«principessa non ti piace? che ne dici di piccola?»
gli spalancai gli occhi con un significato di negazione
«cucciola?»
aprì completamente la porta in modo che riuscisse ad entrare dentro casa.

«che due coglioni non ti va bene nulla» mi tormentò
«non è che non mi va bene nulla semplicemente non voglio essere chiamata con qui nomignoli con cui c'hai chiamato tutte le tue amanti» lo sgridai.
«quindi mi ami ancora» disse con un sorriso stampato in volto
lo lasciai perdere e ci avviammo verso camera mia.

cominciammo a parlare normalmente, fino a quando
fummo interrotti da una chiamata per Tom.

«pronto?» rispose Tom.
cominciai a sentire la voce di un uomo che li parlava di..musica?
«si, sisi va bene, grazie informo immediatamente Bill, grazie ancora e arrivederci» riattaccò.

Millecinquecentodieci giorni - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora