Mi dispiaceva dover mollare tutto e andarmene. Anche se non era per sempre. Avevo dovuto raccontare tutto a Sam, che aveva capito la situazione ed era riuscito, non so come, a darmi due settimane libere. E poi a Kimberly, che si era preoccupata da morire.
Mentre il paesaggio si rincorreva fuori dal finestrino dell'auto di mamma, continuavo a ripetermelo. Non sarebbe stato per sempre. Partivo per tentare di cambiare la situazione, per far calmare Eliza e i suoi amici. Ero spaventata e mi sentivo come una mosca intrappolata nella ragnatela. Mi sembrava che nessuno riuscisse a capirmi davvero.
Non sparirò. Tornerò tra qualche giorno e ci sentiremo per messaggio, nel frattempo.
Scrissi a Neif l'ennesimo messaggio, sentivo di doverlo fare. Non ero riuscita a consolarlo, come lui non era riuscito a calmarmi. Mi avrebbero fatto del male se non li avessi ascoltati? Il coltello sarebbe finito sulla mia gola, la prossima volta?
Chiusi gli occhi, mentre il tempo scorreva e ripensavo al suo ultimo abbraccio. Più ci rimuginavo sopra e più mi sembrava tutto così surreale. Mi ero sentita come una pietra immersa nell'acqua ghiacciata, come se tutto quello che c'era tra noi fosse completamente sbagliato. Come se lui mi avrebbe portato sulla cattiva strada, prima o poi. Avevo imparato a fidarmi di certe sensazioni, del mio sesto senso e delle mie intuizioni. Sapevo che ci teneva a me, me lo aveva detto più volte e me lo aveva anche dimostrato. Ma non potevo restare lì con dei tipi che provavano a spaventarmi se continuavo a frequentarlo. Stavano giocando a un gioco a cui io non volevo partecipare. E non sapevo come fermarlo. Non ero certa che ci sarebbe riuscito nemmeno Neifion. Cosa dovevo fare una volta tornata a casa? Sembrava che fossi destinata a dirgli addio.
«Tutto bene, tesoro?» la voce di mia madre mi fece riaprire gli occhi, mentre quel dubbio svaniva.
«Sì, è il solito mal d'auto.» Non sapevo esattamente cosa rispondere, perché infine nulla andava bene e chissà se tutto questo sarebbe davvero servito a qualcosa...
Arrivammo in una zona piena di appartamenti, vicino al mare. Mia madre, che guidava, svoltò verso una viuzza laterale e ci fermammo davanti a un palazzo color ocra di sette piani. Lo guardai sovrastare tutti gli altri appartamenti più bassi.
Sono solo pochi giorni. Sono solo pochi giorni. Mi ripetei in testa, per convincermi a posare la mano sinistra sulla maniglia dello sportello.
«La nonna ha detto che dobbiamo prendere la copia delle chiavi da Penelope Greenwood.» mi spiegò mamma. «Io cerco parcheggio, perché non credo posso lasciare la macchina in quello del condominio, tu intanto sali. Va bene?»
Annuii e recuperai lo zaino e un borsone dal retro della macchina.
Mi sentivo quasi soffocare ad ogni passo, mentre salivo quei gradini scuri ed entravo in un piccolo atrio. Pensa che sia una piccola vacanza. Su, puoi farcela.
Una donna con in braccio un maltese bianco mi passò di fianco. Il cagnolino mi guardò con i suoi occhietti vispi mentre la signora camminava svelta sui tacchi.
«Buongiorno, mi scusi?» attirai la sua attenzione. Lei si girò e mi squadrò. Indossava un lungo cappotto viola. «Mi saprebbe dire a che appartamento abita la signora Greenwood?»
«Prendi l'ascensore, pigia il pulsante per il secondo piano e vai a destra. Ci sono i nomi sui campanelli, cara.»
«La ringrazio. Buona giornata.»
Lei si bloccò un momento, anche se il cagnolino voleva proseguire. «Che affari hai con la strega Greenwood? Sei una sua parente?»
Strega? «No, è un'amica di mia nonna.»
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Non farmi stare male
RomanceE se il bad boy di turno diventasse il tuo migliore amico? Lucy Baker ha appena vent'anni e l'hobby di cui vorrebbe proprio disfarsi è quello di collezionare disastrose frequentazioni. Mentre il suo cuore è ancora in via di guarigione, nella sua vit...