Capitolo 19: Lucy

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Mi sentivo fusa. Esattamente come il formaggio del toast che stavo sbocconcellando lentamente per pranzo. Eliza si sedette di fronte a me con un panino farcito di pomodori e insalata e una bottiglia di succo alla pesca. Non avevo voglia di fare conversazione, ma forse del resto nemmeno lei. Probabilmente aveva intuito che non ero dell'umore adatto per parlare, anche se non mi conosceva bene. Iniziò anche a lei a mangiare silenziosamente e pensai, fissando il suo panino, che fosse vegetariana come Neif.

Ogni volta che provavo a estrometterlo dai miei pensieri, puntualmente saltava fuori qualcosa che me lo faceva ricordare. Una parte di me, ora aveva voglia di interrogare Eliza, che probabilmente lo conosceva molto meglio di me, su come fosse, visto che mi sembrava di non conoscerlo mai abbastanza.

Era stato solo un banale bacio a stampo. Provavo a ripetermelo in continuazione. Stupido, stupido, stupido Neif. Era sciocco preoccuparmi tanto, eppure non riuscivo a smettere. Stavo imparando a fidarmi di lui e a volergli bene, non volevo distruggere tutto. Eppure lui sembrava voler mandare tutto in fumo, movimentando la nostra amicizia in quel modo.

«Tutto bene?» Eliza mi guardò preoccupata e non so perché ma mi immaginai Neif che la chiamava a notte fonda e le chiedeva di parlarmi. Di aiutarlo.

«Sì» mentii, cercando di sorridere convincente. «Canti davvero bene, non te lo avevo ancora detto.»

«Grazie.»

Poco dopo ci raggiunse anche Rachel e si sedette al tavolo con noi, sorseggiando il suo caffè. Io ripresi il mio panino in mano con l'intento di finirlo.

E se Neifion mi spezzasse il cuore, insomma va a letto con tutte, no? E se le cose poi cambiassero tra di noi? Se lui diventasse diverso? Io non volevo un Neif diverso. Ero confusa. Mi facevo davvero troppi film mentali. Film mentali per tutti, in hd, e sempre gratuiti. Potevo essere un cinema, sdrammatizzai. Scacciai tutto, come se fosse un pezzo di carta da appallottolare e gettare nel cestino. Neif perché? Dannazione! Perché non potevi lasciare che tutto rimanesse come sempre?

Sospirai.

«Ma che ti prende oggi?» mi chiamò Eliza «Rachel ti ha chiesto una cosa, ma tu hai lo sguardo perso nel vuoto.»

«Scusa» alzai gli occhi dal mio panino.

«Scusa? Dovresti dirlo a Rachel.»

«Che cosa mi aveva chiesto?»

Lei non mi rispose. Avvicinò la sua sedia alla mia. «Che ti prende? È colpa di Neif, vero? Quel rubacuori... Quando la smetterà? Parla tanto su chi si porta a letto Chris, ma lui non è diverso.»

«Rubacuori?»

«Sì» indicò il muro con la bottiglietta di succo, «È molto dolce e tutto quello che vuoi, ma si comporta così fino a quando non si stanca, e poi ti tratta come se fossi invisibile.»

«Veramente?»

«Già, lui è uno che si stanca facilmente, credimi» mi posò la mano sul braccio, «Non so cosa ci sia fra voi due, però salvati finché sei in tempo... Comincia tutto con un "tu mi piaci", "voglio renderti felice", sempre lo stesso repertorio.»

Mi mordicchiai il labbro, delusa. Le credevo? Non lo sapevo. Infine lui mi stava addirittura inseguendo e mi aveva sempre detto che non era capace di inseguire i bisogni degli altri. Voleva rompere il mio guscio e probabilmente quello era l'unico modo. Picchiarci addosso, forte. Perché io non ero in grado di lasciarmi andare e trasportare dalle emozioni.

«Te lo dice una che è stata una delle sue tante vittime.» Fece un mezzo sorriso, triste. Allora non mi ero sbagliata, era davvero una sua vecchia fiamma. «E tu mi sembri così tanto buona e gentile, non cadere nella sua trappola. Sei proprio il tipo che gli piace di più.»

Non farmi stare maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora