Capitolo 5: Neif

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«Non voglio mentirti» sospirò, «Penso che questa sarà l'ultima volta che ci vediamo.»

Smisi immediatamente di accarezzarle la spalla nuda. Quelle parole mi avevano fulminato. Forse mi ero addormentato e stavo sognando?

No, la pelle di Sophie era calda e sudata sotto le mie dita. Il suo corpo si muoveva a ritmo dei suoi respiri, ancora irregolari, mentre se ne stava accoccolata tra le coperte.

«Perché?» bofonchiai, seguendo con lo sguardo la curva del gomito e il braccio che terminava sotto il cuscino.

Non mi rispose. Tuffò la faccia nella federa azzurrina e i suoi lunghi capelli biondi si sparpagliarono come una cascata di sole.

«Sophie, perché?» insistetti, «E guardami negli occhi, quando ti parlo, cazzo! Cosa sei? Una bambina?»

Dovevo aspettarmelo. Si era distaccata molto nell'ultimo periodo, anche se continuava a tornare da me, nel mio letto. C'era qualcosa che la tormentava. Forse aveva cominciato a vedersi anche con altri... Forse... Mi misi seduto, come se, all'improvviso, il materasso fosse diventato il pugnale che mi stava conficcando nella schiena.

E lei si alzò di scatto con me. Prese il cuscino e me lo tirò addosso. «Fanculo, Neif. Devi sempre incazzarti per niente! Tra noi due, il bambino sei tu!»

Le rilanciai addosso il cuscino e lei lo schivò abbassandosi, lasciandogli via libera per colpire l'abat-jour sul comodino. Rotolò sul pavimento con un tonfo. La lampadina sfarfallò e si spense.

Merda, l'aveva rotta.

Allargai le braccia indicando il mio letto. «Questo lo chiami niente?»

Lei sbatté le lunghe ciglia sugli occhi verdi e si tirò su la coperta a coprirsi il seno. «Non hai mai avuto difficoltà a trovare del divertimento. Ne troverai un'altra» fece spallucce, «Per quanto mi riguarda abbiamo chiuso. Qualunque rapporto ci sia stato tra di noi, non lo voglio più.»

«Dimmi almeno perché!»

«Mi sono stancata. È semplice.»

«Ti sei innamorata di qualcuno?»

«No!»

«Non puoi semplicemente dirmi la verità? Invece di essere la solita enigmatica del cazzo!»

«Non sono enigmatica. Cosa non capisci della risposta che ti ho dato?» strinse ancora di più la coperta sul suo corpo, non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia. «Ora vattene, questo tuo nervosismo mi fa venire mal di stomaco. Voglio rivestirmi e andare via.»

«È la mia stanza, non puoi chiedermi di uscire!»

«Non me ne frega niente. Voglio rivestirmi!»

«Ti ho visto nuda fino a qualche minuto fa» protestai, alzando lo sguardo nei suoi occhi arrabbiati, «Ti ho fatto avere un orgasmo, qualche minuto fa!»

Lei inarcò un sopracciglio. Non mi avrebbe fatto sapere nulla, ma potevo immaginarlo.

Sapevo che mi avrebbe lasciato, prima o poi. Ma non ero pronto. Non ero pronto a dirle addio. Sbuffai e mi alzai dal letto. Raccolsi i miei boxer da terra e il cellulare dall'altro comodino. La tentazione di guardarla di nuovo era forte, ma mi trattenni. Se si comportava in questo modo, poteva anche andarsene al diavolo per quanto mi importava. «Sai dov'è l'uscita, ma se te ne vai ricordati di non tornare. Dopo tutto questo, sono anche io che non ti voglio più vedere» lanciai un'occhiata alla lampada per terra, avrei sistemato dopo, e uscii dalla mia stanza.

«Neif...» mormorò Sophie alle mie spalle.

Non le diedi retta.

Raggiunsi il bagno e sbattei la porta così forte che mi sembrò di sentire tremare il muro. Posai il telefono sul bordo del lavandino e tolsi il preservativo.

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