Capitolo 1: Lucy

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"Ma ora non era difficile guardare gli amanti abbracciati senza pensare a Daniel. Daniel. Che la odiava. Ormai Luce ne era certa: se le servivano altre prove oltre al fatto che la sera prima in pratica era scappato dalla biblioteca, le bastava ripensare all'occhiataccia che le aveva scoccato poco prima."

Il cellulare vibrò sul comodino. La spia verde dei messaggi di Whatsapp si illuminò nel cerchietto in alto. Non avrei voluto guardarlo, ma poteva essere Kim. Forse aveva bisogno di parlarmi. Misi a malincuore il segnalibro tra pagina novantasei e novantasette di Fallen.

«Torno subito» sussurrai alle parole. Chiusi il libro e allungai la mano verso il comodino.

Ciao Lucy. Ti ricordi di me? Sono Ivan. 
Ho bisogno di parlarti, ti va di vederci per un caffè?
Un tè? Qualunque cosa?

Ivan... I miei occhi si focalizzarono sulle prime parole del messaggio. Ciao Lucy. A quanto pareva non aveva sbagliato chat. Mi attirai le gambe al petto, schiacciando il libro contro la mia pancia, come fosse stato uno scudo. No, no, no e poi no. Che cosa voleva ancora da me, quello lì?

Era soltanto uno stupido se pensava che avrei accettato il suo invito. E poi che cosa avevamo ancora da dirci?

Posai il telefono e ignorai il suo messaggio, proprio come lui aveva fatto con me. Se chiudevo gli occhi riuscivo ancora a vederci, un anno fa, a passeggiare insieme per le strade della città. Gli avevo parlato di me, delle mie paure, dei miei sogni e progetti per il futuro. Lui mi aveva detto che mi sarei dovuta abituare alla sua presenza, ai suoi abbracci, per poi sparire e non rispondere più ai miei messaggi.

Sentirsi abbandonati di punto in bianco da una persona a cui ci si stava affezionando è come morire. E io ero morta, già altre volte prima di lui. Non potevo dargli di nuovo il potere di uccidermi...

Avevo deciso di darmi un'altra possibilità e Ivan l'aveva infranta, riducendo in polvere la mia autostima e la mia speranza per il genere umano maschile. Perché non poteva essere tutto come nei libri o nei film?

Certo, mi doveva una spiegazione sul perché se ne fosse sparito nel nulla. Sul perché avesse deciso di tornare proprio adesso... Me la meritavo! Me la meritavo, sì!

Scossi la testa. Non era capace nemmeno di fare ghosting. Avrebbe dovuto restare un fantasma! Perché doveva mettermi in difficoltà in questo modo?

L'ultima cosa che mi aveva chiesto era di partire con lui per un viaggio in Spagna, riempiendomi la testa di menzogne e fantasie. Gli avevo detto di no, come potevo partire con qualcuno che conoscevo a malapena da qualche mese? Lui però ci era andato in Spagna, ma con qualcun'altra. Avevo visto le foto che aveva postato sui social: spiaggia, mare, tramonti, cibo sotto gli ombrelloni e una ragazza dagli occhi esageratamente azzurri che lo abbracciava, che lo teneva per mano, che gli baciava la guancia o il collo... Di sicuro non era una sorella, o una cugina.

Lui aveva bisogno di parlarmi, eh? Ma io? Io di che cosa avevo bisogno?

Non ero un giocattolo che poteva riprendere quando voleva.

Dovevo smetterla di pensarci: non si poteva vivere nel passato, le cicatrici bruciavano se venivano riaperte. Forse avrei potuto bloccare il suo numero...

Il campanello suonò facendomi sussultare. Riallungai le gambe sul materasso e recuperai Fallen. Ignorarlo sarebbe stata la vendetta migliore. Ignora, ignora, ignoralo proprio come ha fatto con te!

«Lucy!» chiamò mia mamma dalle scale, «C'è un ragazzo che ti sta cercando!»

Il mio cuore già arrabbiato si mise a battere ancora più forte. Strinsi le palpebre. Ivan non sapeva dove abitavo? Oppure sì? Glielo avevo detto? Mi aveva mai riaccompagnata a casa?

Non farmi stare maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora