16- Un sogno combaciato.

618 37 2
                                    

Mi svegliai in una camera d'ospedale, perché, cos'era successo. Non ricordo nulla.

Aprii lentamente gli occhi e vidi due ombre di due ragazzi in piedi, affianco al mio letto.
Li aprii e guardai il primo ragazzo, capelli marroni e gli toccavano la spalla raccolti in un semi chignon, mi stringeva la mano con la sua, capii fosse Max e gli sorrisi. Poi mi voltai per vedere l'altro ragazzo, alto quanto mio fratello, treccine color corvino bandana sulla fronte, bianca con tratti neri, e un piercing al labbro inferiore. Capii chi era,  KAULITZ, MA COSA CI FA QUA QUESTO STRONZO, PRIMA MI METTE IN RIDICOLO E POI SI DEGNA DI STARE ANCHE QUI.

"Bentornata alla luce del mondo sorellina mia" mi sorrise max e io ricambiai il sorriso.

"Io vado, ritorno dagli altri" mi sorrise kaulitz e io non ricambia.

"Vattene, e non farti più vedere, ormai sei uscito dalla mia vita, anzi non ci sei mai entrato" dissi con tono spregiudicativo e lui mi guardo negli occhi e poi si voltò e andò via.

POV TOM

"Gli ho salvato la vita e lei manco mi dice un semplice 'grazie'" dissi urlando mentre sbattevo un pugno sul tavolo della cucina.

"Che hai figliolo" disse mia madre mentre scendeva lentamente dalle scale e io mi voltai di scatto.

"Nulla madre" dissi guardandola negli occhi.

"Chi era questa 'lei'?" Disse mia madre incrociando le braccia.

"Non è nessuno madre" presi il mio telefono e mi recai in camera sbattendo la porta.

"Quella stronza, mi fa salire su i nervi" dissi buttandomi sul letto e la mia faccia si schiantò sulle coperte di seta.

"Che hai Tom, ti ho visto correre a casa con la moto" disse Bill aprendo il mini frigo nella nostra camera per prendere una birra.

"Non ho niente, ok?" dissi voltandomi dall'altra parte del letto, e dopo un po' mi addormentai.

POV SCARLETT

Mi trovavo in una stanza buia, avevo ancora il camice dell' ospedale, e sotto ai miei piedi c'era dell' acqua e mi arrivava fino alle caviglie, vidi tre porte grigie d'avanti a me e aprii la prima che mi porto in una strada desolata.
C'eravamo io e Margot, io ero vestita con un vestito rosso attillato senza spalline e dei stivali col tacco di pelle neri, mentre Margot era vestita con un vestito verde scuro e dei stivali bianchi. Era strano, i miei capelli erano strani. Erano lunghi al di sotto delle tette e avevo la frangia a tendina e avevo un piercing a brillantino al naso. Mentre Margot aveva dei capelli lunghi che toccavano leggere il culo e aveva la frangia normale, e capelli lisci come la seta, mentre io avevo capelli mossi leggermente.
Iniziò a piovere, noi eravamo ubriache fradice e iniziammo a ridere come due rincoglionite mentre ci levavamo le scarpe saltellando.
Io avevo una bottiglia di vodka nella mano destra e lei una bottiglia di birra nella sua mano destra. Iniziammo a camminare nel mezzo della strada e all'improvviso vidi qualcuno sotto quella pioggia con i fari della moto accesi che correva tantissimo e cercai di urlare alla me e a Margot ma niente da fare non mi sentivano. All'improvviso sentii un urlo e mi immobilizzai mentre correvo nella loro direzione. Alzai lo sguardo e non volevo credere a cosa fosse successo. Margot era stesa per terra nell'altro marciapiede mentre la moto continuava a correre via fino a sparire nel nulla.
Vidi io che urlavo mentre la scuoteva e pronunciavo il suo nome. Mi bloccai fin quando non iniziai a correre in mezzo alla strada per andare nell'altro marciapiede. Però mentre correvo passo un altra moto nella mia direzione. Stavo per fare la stessa fine di Margot. Mi coprii gli occhi e dopo vari minuti li aprii per vedere la moto continuare sempre nella stessa direzione. Mi guardai addosso e mi toccai, il mio camice era pulito, nemmeno una macchina di sangue.
Alzai lo sguardo e vidi io che continuavo ad urlare mentre dai lati delle labbra di Margot usciva sangue ininterrottamente. E lei aveva gli occhi aperti, sembravano vetro. Capii che lei era morta sul colpo. La me che ritorno lucida, si alzò tremolante e piangente da terra per guardare il corpo morto della sua migliore amica.

Mi svegliai di colpo e mi guardai intorno per vedere che mi trovavo ancora nella camera dell'ospedale. Misi la mia mano destra sulla fronte sudata, poi la tolsi per guardare mio fratello che mi guardava stranito e preoccupato.

POV TOM

Mi trovavo in una stanza buia e sotto ai miei piedi c'era dell'acqua che arrivava fino le caviglie, alzai lo sguardo e vidi tre porte grigie. Entrai nella prima e vidi me e Kimbo che discutevamo e ci puntavamo la pistola contro.

"Abbassa questa pistola, parliamo da maturi e facciamo un patto" disse Kimbo mentre abbassò la pistola e lo feci pure io.

"Parla" dissi in modo rigido incrociando le braccia.

"Visto che mi stai chiedendo dove sta la ragazzina, che io non ho, la andremo a cercare assieme" disse Kimbo e io lo guardai semplicemente.

La ragazzina? Chi dovevamo cercare? Non stavo capendo un bel niente.

"Continua" dissi con un semplice tono di voce.

"Però se la troverò prima io la ragazza sarà mia, se la troverai prima tu la ragazza sarà tua" disse Kimbo con una risatina maliziosa alla fine.

"Che il gioco abbia inizio" salii sulla moto infilandomi il casco nero e abbassando il vetrino oscurato d'avanti. Stessa cosa fece Kimbo.

Partimmo a tutta velocità, Kimbo si trovava avanti a me, era impossibile superarlo, mi guardava dallo specchietto e se volevo fare qualche sorpasso me lo impediva mettendosi d'avanti.
Vidi due ragazze nel mezzo della strada però non le riconobbi e continuai ad andare. All'improvviso Kimbo sparì nel nulla e poco dopo sentii un urlo, e mi fermai sulla moto, per poi ripartire a tutta velocità. Passai d'avanti alle due ragazze che ancora non riconoscevo d vidi una ragazza con le ginocchia per terra che urlava mentre scuoteva l'amica e pronunciava un nome che non riuscii a capire per colpa del tumore della moto. Vidi in lontananza una ragazza con un camice bianco però non riuscii ad vederla in faccia fin quando non sparì nel nulla mentre mi avvicinavo.  Vidi la ragazza in piedi e una per terra col sangue che gli scorreva dai lati della bocca e gli occhi che sembravano vetro, ancora non le riconoscevo, mi arresi, forse non le conoscevo proprio.

Mi svegliai tutto sudato sul letto di camera mia. Mi voltai e vidi mio fratello che mi guardava confuso con le braccia incrociate seduto sulla poltroncina in camera.

Una sola promessa-Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora